di Mario De Michele
Per dirla con Beppe Fenoglio non è una questione privata. È l’opposto. La storia-farsa che mi accingo a scrivere ha una connotazione prettamente politica. Dimostra la pochezza umana e personale del sindaco di Orta di Atella Andrea Villano e degli attuali consiglieri comunali di maggioranza. Già prevedo che si darà: ma dai, è una sciocchezza. Può darsi. Ma anche dalle piccole cose si misura il valore e la dignità degli individui. Inizio Ieri sera ero seduto ai tavolini del bar Pagano con persone con la “P” maiuscola perbene con la “P” maiuscola tra cui il consigliere di minoranza Enzo Tosti (ce ne fossero di amministratori come lui), il leader di Coraggio Pasquale Ragozzino (ce ne fossero di politici come lui), Mena Capasso (ciao Armando), Peppe Comune e altri amici e compagni di indubbia integrità morale con la “I” e la “M” maiuscole. Dopo alcuni minuti sono scesi dalla casa comunale il primo cittadino Villano, che come si vedrà è villano di nome e di fatto, il vicesindaco Peppe Roseto e tutti gli altri esponenti della maggioranza. Si erano radunati lì per recarsi al bar Pagano dove il neo presidente del consiglio Nando D’Ambrosio, vestito come Arlecchino, Pulcinella e Colombina messi assieme, avrebbe dovuto offrire qualcosa da bere per festeggiare la prestigiosa quanto immeritata nomina. A un certo punto Salvatore Del Prete “Soldinus Magò” (già a scrivere il suo nome sento in sottofondo le sirene dei carabinieri) mi nota da lontano. Sgrana gli occhi e guarda meglio per non sbagliarsi. Io per non lasciargli dubbi mi alzo in piedi per farmi riconoscere. L’architetto, produttore a quantità industriale di carissimi e miracolose Dia (Denuncia inizio attività), sbianca. Il suo volto diventa color cera. Ecco, mi è venuta la definizione più appropriata per lui: si è trasformato in un sepolcro imbiancato. Inizia a tremare. E prima di cagarsi addosso richiama l’attenzione dell’avvocato “incidentato” D’Ambrosio, che potremmo definire anche “sinistrato” essendo un super consulente di sinistri stradali molto redditizi. Presumo che “Soldinus Magò”, esperto di conti cifrati in Svizzera, gli abbia sussurrato nell’orecchio: “Al bar Pagano c’è quella merda di Mario De Michele”. A differenza sua il neo “capo” dell’assise si è scurito in volto. È diventato livido di rabbia. “Se c’è quel pezzo di merda andiamo in altro bar”. L’ha comunicato a tutti gli altri consiglieri, sindaco in testa. E nel giro di pochi secondi il gregge di pecore si è dileguato come una banda di ladri (sarà forse l’abitudine?). Gli unici uomini veri, “U” e “V” maiuscole, che non hanno avuto alcun imbarazzo nel recarsi al bar Pagano dove mi hanno affettuosamente salutato sono stati Peppe Roseto, Rocco Russo e Vincenzo Moccia.
Tutti gli altri, Andrea Villano in primis, sono scomparsi come topi di fogna (è il loro habitat?). Giovani promesse della politica con la “p” minuscola come Katia Sorvillo e Anna Castelli non hanno battuto ciglio e si sono accodate come quei barboncini dalle pettinature stravaganti all’avvocato “incidentato” e a “Soldinus Magò”, ex infermierino e misuratore di mocassini di Angelo Brancaccio. Evviva le quote rosa! Pure se sono Barbie senza testa o galline starnazzanti? Mah. Oggi così va il mondo. Addirittura la Castelli era stata poco prima votata dall’opposizione quale presidente del consiglio. Immaginate un po’ il degrado della politica con la “p” minuscola. L’unica alternativa valida al baldo giovane D’Ambrosio, che ha presieduto i lavori peggio di un garzone di barbiere, era la Castelli. Che è talmente diafana politicamente con la “p” minuscola che c’è o non c’è non se ne accorge nessuno. Parva materia. Per non parlare della Sorvillo. Vi racconto un aneddoto. Quando le manifestai tramite Whatsapp il mio dispiacere per non aver partecipato ad un’iniziativa alla Feltrinelli di Caserta alla quale l’avevo invitata personalmente in seguito all’intimidazione subita il 2 luglio mi rispose talmente stupidamente che coloro i quali in passato si sono battuti per le quote rosa oggi mediterebbero seriamente il suicidio. Ecco cosa mi scrisse la Sorvillo: “Con la presenza del sindaco Villano mi sono sentita rappresentata in pieno”. Io invito te a un evento e tu mi rispondi che ti rappresenta il sindaco? Spero che Villano non la rappresenti anche quando va ad espletare i suoi bisogni fisiologici. Altrettanto deludenti Pasquale Lamberti (da lui non me lo sarei mai aspettato) che ha fatto finta di non vedermi. Lamberti, i contadini sono uomini veri, non rovinare un’intera categoria. E Antonio Arena che credo sapesse della vicenda ma non ha aperto bocca. Giuseppe Massaro di fatto non lo conosco. E non ho nessuna intenzione di conoscerlo. È tutto di guadagnato. Poi vedremo se il tempo mi darà ragione. Di Raffaele Elveri “L’Assetato”, geniale “inventore” di fantomatiche gite per anziani, non voglio neanche sentir parlare. Come nel caso di “Soldinus Magò” avverto il suono delle sirene dei carabinieri. Suono che mi fa ritornare in mente l’avvocato “incidentato” D’Ambrosio. A proposito. Più che dai giornalisti si dovrebbe tenere lontano dai parenti accusati dai pentiti di essere imprenditori al servizio del clan dei Casalesi.
A guidare il gregge di amministratori-pecore c’era l’onnipresente Nicola Iovinella “Un saluto e un sorriso”. Ieri poco salutare e per nulla sorridente. Orami è l’uomo-ombra di Villano. Avete capito chi? È lo stesso geometra che secondo il collaboratore di giustizia Orlando Lucariello (quello che ha fatto condannare Brancaccio a 8 anni per camorra) era a disposizione della cosca Schiavone e chiedeva tangenti agli imprenditori ai tempi del boom edilizio. Per molti questi signorotti il problema di Orta di Atella da risolvere al più presto sono io. Qualcuno di loro ha posto la questione in diverse riunioni di maggioranza: “Mario De Michele è un problema sociale per Orta di Atella, mina la serenità di alcuni consiglieri comunali”. Di quelli che vorrebbero continuare a fare i banditi sicuramente sì. Nessuno ha posto il tema della legalità con la “L” maiuscola. Nessuno di loro ritiene che denunciare i crimini commessi nel passato dia un contributo alla città a voltare realmente pagina. Sappiate, e rassegnativi, che a differenza vostra quando mi incontrano i tanti ortesi onesti con la “O” maiuscola mi salutano con affetto e amicizia. Ricambiati in toto. A voi governanti da quattro soldi e miserie umane dico un milione di volte grazie, davvero di cuore, per non esservi avvicinati e passati accanto al bar Pagano. La sola vostra vista mi provoca incontenibili conati di vomito. Mi fate schifo. Dal profondo dell’anima. Persone che valgono meno di zero non possono che essere amministratori da strapazzo. Caro Andrea Villano, se come uomo non vali un cazzo non ti servirà indossare la fascia di tricolore per trasformati in un buon sindaco. Non basta travestirsi da Batman per diventare un vero supereroe.