Lo spettacolo per nulla edificante sulla composizione della lista alle regionali della Campania impone al Pd casertano un cambio morfosintattico di denominazione. La parola “partito” non va intesa come sostantivo ma come verbo, nel senso che il raggruppamento politico non esiste più, è andato, “partito”. A poco più di 15 giorni dalla presentazione delle liste (entro le 8.00 del 21 agosto) i dem di Terra di Lavoro devono ancora incastrare ben tre pezzi per comporre un puzzle “guardabile”, cioè competitivo per incassare due seggi. Il minimo sindacale per eguagliare il risultato di 5 anni fa. Il Pd provinciale è talmente “partito” (chissà per dove) che non solo è l’unico gruppo del centrosinistra, incluse le listarelle, a non aver completato la compagine elettorale, ma è anche il solo a non riuscire a reperire candidature maschili. Finora le quote rosa rappresentano il 50% della lista. In campo sono scese l’ex senatrice e già consigliere regionale Lucia Esposito di San Nicola la Strada, Annamaria Sadutto di Santa Maria Capua Vetere, Antonella D’Andrea di Teano e Gerardina Martino, residente a San Nicola la Strada ma a livello locale sconosciuta ai più. È assessore esterno al Comune di Acerra. È vicina all’Area Dem ed è stata voluta dal segretario provinciale Emiddio Cimmino.

I maschietti invece sono soltanto due, ma di grosso calibro. Parliamo dei consiglieri regionali uscenti Stefano Graziano e Gennaro Oliviero. Mancano all’appello ben 3 candidati su 8. Come se non bastasse, alla luce della tragicomica difficoltà di indicare nomi maschili, è tutt’altro che remota l’ipotesi che il Pd casertano sia l’unica lista, probabilmente di tutte le regioni d’Italia al voto, con addirittura 5 concorrenti in gonnella. Tanto di cappello se si trattasse di una scelta politica finalizzata a valorizzare il gentil sesso. La situazione attuale è in realtà frutto della totale incapacità, che dura ormai da oltre un decennio, di gestire il partito. Tra i colpevoli c’è sicuramente l’attuale timoniere Cimmino che, tra una dimissione e l’altra dall’incarico (abbiamo perso il conto e non siamo nemmeno certi che non abbia di nuovo gettato la spugna), non è stato in grado di traghettare con equilibrio il partito verso un porto tranquillo. Dare la colpa soltanto a lui sarebbe ingeneroso.

L’eurodeputata Pina Picierno, Oliviero, Graziano, la Esposito e l’ex parlamentare Camilla Sgambato, insomma i big del partito, sono politicamente tenuti a fare tutti gli sforzi possibili per allestire un raggruppamento ben bilanciato e competitivo.  Se oggi giocheranno a nascondino, in caso di débâcle elettorale, pure se si sentiranno assolti saranno tutti coinvolti, per dirla con De André. I big sono i principali responsabili di un’interminabile lotta tra bande che ha portato allo sfinimento anche dei più convinti sostenitori del Pd con l’addio di molti militanti storici, facendo serpeggiare nella base un sempre più diffuso malcontento. Ricostruire in pochi giorni dalle macerie accumulate da anni è impossibile. L’obiettivo immediato è quello di consentire al partito provinciale di tenere le serrande aperte dopo il voto del 20 e 21 settembre. Se i 3 candidati da individuare si rivelassero elettoralmente deboli lo spettro di prendere un solo seggio aleggerebbe con forza. Da qui la tirata d’orecchie dei vertici romani. In primis a Cimmino, al quale è stato chiesto di candidarsi per dare un contributo concreto al partito. In secondo luogo a Graziano e Oliviero. Che a più di un dirigente nazionale e all’entourage del governatore Vincenzo De Luca danno la sensazione di lavorare per comporre una lista a loro immagine e somiglianza.

Forti sollecitazioni a buttarsi nella mischia sono arrivate anche a Franco De Michele. L’assessore di Caserta sarebbe un ottimo candidato. Ha competenza, capacità e una buona dote di consensi. Difficilmente sarà della partita perché è tirato per la giacchetta da Graziano, che vedrebbe ristretto il suo bacino di voti, e dal sindaco Carlo Marino che non vuole mettere a repentaglio la tenuta della sua già fragile maggioranza in vista delle comunali della città capoluogo in programma l’anno prossimo. Si è lavorato anche per un clamoroso ritorno all’ovile del maddalonese Peppe Razzano, che dopo l’addio ai democrat si è candidato con la lista De Luca Presidente, in ticket con l’assessore regionale Sonia Palmeri. Finora Razzano ha chiesto delle “garanzie”. Non si capisce quali rassicurazioni potrebbe ottenere con questi chiari di luna. Per adesso ha resistito alle sirene del Pd. Domani chissà.

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