”Questa volta lo Stato non ci abbandoni, ci stia vicino perche’ non possiamo essere nuovamente martirizzati. Non ce lo meritiamo. Siamo pronti ad agire”. Rosetta Greco, bionda, occhi chiari e’ una donna forte. Insieme con il marito gestisce il ristorante ‘Nautic’ e due alberghi a Lampedusa. L’arrivo degli oltre 270 profughi nelle ultime 24 ore la preoccupa molto. Anche se non vuole parlare di ”emergenza”.

”Prima vediamo come evolvera’ la situazione – spiega – ma questa volta vogliamo essere tutelati. L’anno scorso, con l’arrivo di oltre sessantamila migranti, siamo stati abbandonati dalla politica che e’ venuta qui solo per fare passerella. Ora diciamo basta. Non vogliamo che succeda un’altra volta quello che e’ accaduto il 21 settembre. Tremo ancora al pensiero”. Lo scorso 21 settembre un gruppo di tunisini che protestava contro il rimpatrio forzato, prima ha dato alle fiamme uno degli edifici del Centroo d’accoglienza che da allora e’ inagibile, poi ha rubato due bombole a gas da un ristorante minacciando di farle saltare in aria con un accendino, a due passi da un distributore di benzina e davanti a migliaia di lampedusani impazziti dalla paura. ”Questa volta vogliamo delle risposte concrete – dice ancora Rosetta – basta promesse o passerelle”. Angelo Mandracchia, Presidente dell’assocazione imprenditori di Lampedusa, si trova sul molo del porto vecchio ad assistere all’arrivo dei 108 profughi soccorsi a oltre 70 miglia dall’isola. Mentre gli altri lampedusani appena vedono i giornalisti iniziano ad inveire contro di loro, ”colpevoli” a loro dire di ”creare allarmismi inutili”, Mandracchia cerca di calmarli e spiega: ”L’anno scorso siamo stati ridotti sul lastrico, abbiamo subito una perdita netta di oltre il settanta per cento. Se succede di nuovo quest’anno i lampedusani possono emigrare altrove. Chiediamo alla stampa di non usare, per favore, toni allarmistici. Non c’e’ alcuna ‘nuova emergenza’, come dicono in televisione, non c’e’ una ‘nuova ondata’ ne’ si tratta di sbarchi, ma queste persone vengono soccorse in alto mare, a due passi dalla Libia per essere salvate. Quindi, non sono sbarchi”. Stella Migliosini e’ una commerciante. L’anno scorso era tra i piu’ agguerriti per chiedere aiuto allo Stato. ”Noi non siamo affatto razzisti – spiega – e’ giusto che i profughi vengano aiutati ma mi chiedo perche’ debbano essere portati solo a Lampedusa? Perche’ non li accompagnano a Pantelleria, ad esempio? Li’ hanno un ospedale vero e non un Poliambulatorio come noi. L’aeroporto funziona benissimo. Insomma sono molto piu’ attrezzati rispetto a Lampedusa. Invece li portano tutti qui. Non e’ giusto. Perche’ questa croce la dobbiamo piangere solo noi? C’e’ forse la volonta’ politica di fare affondare l’isola di Lampedusa?”. E ricorda la recente visita dei ministri Annamaria Cancelleri e Andrea Riccardi sull’isola: ”Se sapevano che sarebbero arrivati altri profughi perche’ non hanno riaperto il centro d’accoglienza? Rendendolo agibile”. Sul molo di Lampedusa c’e’ anche un importante economista, il professor Pietro Busetta, ex assessore comunale di Lampedusa: ”Si ricomincia a scaricare su un’isola incolpevole un prezzo che invece dovrebbe pagare l’Italia e l’Europa – spiega all’ADNKRONOS – Recuperano degli extracomunitari anche a 120 miglia dall’isola, cioe’ quasi in Libia per portarli a Lampedusa, massacrando cosi’ l’immagine di una realta’ che vorrebbe vivere di turismo”. “Le soluzioni alternative esistono -prosegue-, e’ giusto che si sappia, ma uno Stato disattento non vuole percorrerle. Come e’ stato gia’ dimostrato in passato quando i profughi venivano portati direttamente a Porto Empedocle o imbarcati sulle navi in mare. Lampedusa non e’ nelle condizioni di affrontare un’altra estate come quella del 2011, la sua economia crollerebbe questa volta definitivamente”. Il trasbordo dei 108 profughi dal rimorchiatore ‘Asso 30′ e’ appena terminato e gli extracomunitari, tra cui donne e bambini, vengono portati a bordo di due pullman all’Area Marina protetta. I lampedusani assistono dietro la rete di protezione e mormorano. ”Speriamo che non ricominci un altro calvario…”.

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