Sono 1,13 milioni i nuclei – secondo i calcoli del Mef – che godranno dei maggiori benefici dell’entrata in vigore dell’assegno unico e della riforma dell’Irpef. Sono quelle famiglie meno abbienti e con figli. Il Dipartimento Finanze del Mef ha calcolato il numero dei più vulnerabili economicamente, coloro cioè che rientrano nel primo decimo di reddito equivalente: a loro un beneficio pari a 1.935 euro l’anno, con un’incidenza sul reddito lordo dell’11,6%, in grandissima parte ascrivibile proprio all’assegno unico. I benefici si riducono gradualmente per i nuclei dei decimi successivi, in pratica i più ricchi, scendendo fino a circa 500 euro. L’Assegno unico e universale per i figli a carico riguarda tutte le categorie di lavoratori dipendenti (sia pubblici che privati), lavoratori autonomi, pensionati, disoccupati, inoccupati ecc. Pur essendo graduato rispetto al reddito, spetta a tutte le famiglie con figli, dal settimo mese di gravidanza fino al compimento dei 21 anni di età. Oltre ai cittadini italiani, l’assegno unico spetta anche agli stranieri con diritto di soggiorno (se cittadini Ue) o permesso di soggiorno di lunga durata o contratto di lavoro (anche studio e ricerca) di almeno sei mesi. Bisogna inoltre pagare le imposte sul reddito in Italia ed essere residenti (per almeno due anni anche non continuativi) o domiciliati in Italia. L’assegno spetta anche ai beneficiari del Reddito di cittadinanza: in questo caso sarà erogato automaticamente dall’Inps (senza necessità di domanda, quindi) e sarà calcolato sottraendo dall’importo teorico spettante la quota di Reddito di cittadinanza relativa ai figli minori che fanno parte del nucleo familiare, calcolata sulla base della scala di equivalenza. L’assegno unico non è automatico: occorre che uno dei due genitori (o il tutore) presenti domanda all’Inps (sul sito con l’identità digitale, attraverso il call center o i patronati e i Caf). Dall’inizio di gennaio è già possibile farlo. La domanda è annuale. La prima erogazione dell’assegno decorrerà comunque da marzo 2022. L’importo dell’assegno varia a seconda del reddito Isee. Quindi occorre procurarsi la certificazione. Al momento della registrazione della nascita del figlio, sarà l’ufficiale di stato civile a informare le famiglie sull’assegno. Una volta compiuti i 18 anni i ragazzi possono chiedere di ricevere direttamente la quota parte dell’assegno a loro nome. Le famiglie si stanno attrezzando: dall’inizio del mese di gennaio c’è stato un boom di dichiarazioni sostitutive uniche, necessarie per chiedere l’Isee. L’Inps ha fatto sapere che fino al 23 gennaio ne sono arrivate oltre 2,64 milioni con un aumento del 47% su gennaio 2021.