Con documenti falsi certificavano la realizzazione di interventi finalizzati al risparmio energetico, in realtà mai eseguiti, per l’ottenimento di “certificati bianchi” per un valore di circa 7,3 milioni di euro. È quanto la procura di Salerno contesta a due “energy service company”, società che realizzano progetti finalizzati alla riduzione dei consumi di energia, con sede a Campagna in provincia di Salerno. Nell’ambito dell’inchiesta, la Guardia di Finanza di Salerno ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti dei rappresentati legali delle due società e dell’amministratore di fatto di entrambe le società, e la misura del divieto di contrarre con la pubblica amministrazione nei confronti di una socia delle due società. I reati ipotizzati sono truffa aggravata, autoriciclaggio e reati fiscali. Con lo stesso provvedimento, il gip di Salerno ha disposto il sequestro preventivo dei beni riferibili a varie società per un valore pari ad oltre 10 milioni di euro. La frode ai danni dello Stato, secondo quanto ricostruito dalle indagini, era avvenuta attraverso i cosiddetti certificati bianchi (Tee, titoli di efficienza energetica), meccanismo entrato in vigore nel 2005 e principale strumento di promozione dell’efficienza energetica in Italia. Il meccanismo prevede che le aziende distributrici di energia elettrica e gas con più di 50mila clienti finali debbano raggiungere ogni anno determinati obiettivi di risparmio energetico, realizzando progetti di efficienza energetica a cui consegua il diritto ai “certificati bianchi” oppure acquistando i certificati stessi da altri operatori del settore, le cosiddette “energy service company”. La società Gestore dei servizi energetici, interamente partecipata dal ministero dell’economia, riconosce poi un controvalore in certificati in misura corrispondente al risparmio di energia derivante dagli interventi realizzati. Il meccanismo termina con la presentazione annuale dei certificati bianchi presso il Gse da parte delle imprese distributrici, che maturano l’ottenimento di un contributo tariffario in denaro da parte della Cassa per i servizi energetici e ambientali corrispondente al valore di mercato dei “certificati bianchi” scambiati sul mercato dei Tee. Secondo la procura di Salerno, guidata dal procuratore Giuseppe Borrelli, le due “energy service company” di Campagna avevano attestato a Gse la realizzazione di una serie considerevole di interventi finalizzati al risparmio energetico, in realtà mai eseguiti, per un importo totale ad oltre 150 milioni di euro. Le somme sono state quindi in parte autoriciclate in società terze e nell’acquisto di immobili, e in parte reimpiegate attraverso la complicità di soggetti economici terzi.