Più esperti di digitale, di appalti elettronici, di transizione verde, di project management. E meno dipendenti impegnati tutta la vita nelle stesse mansioni ripetitive. Così dovrebbe cambiare la pubblica amministrazione in base alle Linee di indirizzo per l’individuazione dei nuovi fabbisogni professionali da parte delle amministrazioni pubbliche, firmate dal ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta e da quello dell’Economia Daniele Franco. Un documento che aggiorna quello del 2018 in un contesto che nel frattempo è cambiato. La necessità di attuare il Piano nazionale di ripresa e resilienza ha già costretto la pubblica amministrazione a mettersi alla ricerca di figure professionali nuove e gli stessi contratti rinnovati o in via di rinnovo stanno tentando di tenere conto del nuovo scenario, pur con i vincoli della normativa attuale. L’idea di fondo enunciata nel documento di 37 pagine è che le amministrazioni dovrebbero individuare il proprio fabbisogno professionale guardando non solo le conoscenze teoriche dei dipendenti (ovvero il sapere), ma anche le capacità tecniche (saper fare) e comportamentali (saper essere). La definizione dei nuovi profili professionali – in base a questa visione – permetterebbe di superare l’automatismo nel turnover: le nuove assunzioni non consisteranno nella sostituzione di vecchie figure con altre identiche, ma guarderanno alle esigenze del futuro. In linea con le indicazione della commissione europea, dovrebbe essere superato il cosiddetto mansionismo ovvero la concezione per cui un dipendente esegue sempre più o meno gli stessi compiti e di conseguenza non è in grado di affrontare e gestire situazioni diverse. Per cambiare questo stato di cose, la pubblica amministrazione dovrebbe «sostituire progressivamente le figure amministrative generiche con figure specifiche». Appunto nei settori più connessi alla transizione digitale e a quella ecologica, che del resto sono gli assi portanti del Pnrr. Di questo nuovo approccio più flessibile fa parte il passaggio dal concetto di profilo professionale a quello di famiglia professionale nella quale diversi profili troverebbero posto. Un approccio di questo tipo è stato sperimentato con il contratto delle Funzioni centrali (ministeri, agenzie fiscali etc) sottoscritto lo scorso 9 maggio. All’interno di un ministero potrebbe ad esempio essere definita la famiglia dei funzionari di ambito giuridico all’interno della quale potrebbero essere individuati vari ruoli ad esempio legati al diritto dell’ambiente o al diritto sindacale. Un altro concetto chiave è quello di soft skill. Le linee guida lo spiegano precisando che «al dipendente pubblico non si chiederà più semplicemente il possesso di nozioni teoriche, ma anche la capacità di applicarle ai casi concreti (sapere fare) e di mantenere una certa condotta (saper essere)».Questo cambio di impostazione avrà conseguenze anche sui concorsi: «Nelle procedure selettive occorrerà valutare anche aspetti normalmente trascurati, quali, per esempio, la capacità di innovare le procedure amministrative, lavorare in squadra e prendere decisioni in modo autonomo».

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