Dieci anni fa per la prima volta ha varcato il portone delle scuole elementari. Come succede a tutti i bambini, c’era un misto di curiosità su cosa gli avrebbe riservato il futuro e timore per una nuova esperienza. Non sapeva che proprio allora sarebbe cominciato il suo calvario, che purtroppo lo avrebbe accomunato a tanti altri bambini che hanno avuto la sfortuna di incrociare sulla loro strada compagni di classe violenti e prepotenti. Per dieci anni è stato vittima del bullo, compagno di classe anche alle medie e alle superiori, perché nell’Isola di Pantelleria, dove ci sono meno di 8.000 abitanti, i bambini e gli adolescenti sono pochi, e alla fine i percorsi si incrociano, inevitabilmente. Per il giovane di Pantelleria oggi sedicenne, prima bambino poi ragazzo, la persecuzione del suo coetaneo aguzzino è stata fatta di minacce, insulti, umiliazioni, anche violenza. Fino a culminare nell’episodio più grave, recente: il giovane è stato picchiato dal bullo, che l’ha colpito con un pugno, facendolo finire a terra. Non si è trattato di uno scherzo stupido, ma di una vera e propria aggressione. Il ragazzo vittima per dieci anni del bullo è finito in ospedale, con una prognosi di venti giorni. A quel punto, i genitori hanno capito che era necessario l’intervento dei carabinieri e sono andati a presentare denuncia. È così scattata una indagine che non si è limitata a raccogliere le testimonianze sul singolo episodio, ma si è anche affidata alle immagini delle telecamere di videosorveglianza in cui si vede l’aggressione per poi andare oltre, fino alla ricostruzione, per quanto possibile completa, di questi dieci anni di persecuzione. Dalla prima elementare alle scuole superiori. Ieri l’epilogo, anche se il percorso della macchina della giustizia sarà ancora lungo: i carabinieri della Stazione di Pantelleria (siamo in provincia di Trapani) hanno notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari, emesso dalla Procura per i Minorenni di Palermo, a un sedicenne ritenuto responsabile di aver commesso per molti anni atti di bullismo ai danni del compagno di classe. Dagli investigatori è stato confermato che le indagini si sono avvalse dei dettagli forniti dal racconto della vittima e di alcuni testimoni e delle immagini dei sistemi di videosorveglianza. Cosa è emerso? Sono state documentate minacce, derisioni, aggressioni e danneggiamenti che, secondo gli inquirenti, la vittima era giornalmente costretta a subire «davanti a terze persone». Ci sono stati – ipotizzano gli inquirenti – «reiterati episodi di vessazione fisica e verbale». Dieci anni di persecuzioni in una isola di nemmeno 85 metri quadrati, in cui le probabilità di incrociare lo sguardo con il bullo, ogni giorno, erano altissime. E senza la possibilità di fuggire, di cambiare quartiere, perché anche un’isola-paradiso come Pantelleria può trasformarsi in una prigione se per dieci anni a scuola, ma anche per strada, sai che incontrerai il bullo che nessuno era riuscito a fermare.