All’indomani dell’arresto dei due fidanzati accusati di violenza sessuale di gruppo su una 19enne, emergono altri particolari su quell’episodio consumatosi lo scorso 31 agosto dopo una serata trascorsa in una nota discoteca della Costa sud di Salerno e venuto a galla in seguito alla denuncia della vittima che ha fatto finire in manette i due fidanzati. Soprattutto, in base alla ricostruzione fornita dalla 19enne ai volontari del centro antiviolenza Leucosia di via Patella, gestito da Differenza Donna (responsabile Michela Masucci), cominciano a differenziarsi le posizioni dei due indagati, il 35enne, finito in carcere, e la 22enne destinataria invece della misura dei domiciliari. Entrambi accusati di violenza sessuale di gruppo, i due indagati non avrebbero avuto le stesse condotte nell’ambito dello stupro che sarebbe stato materialmente commesso dal 35enne, già noto alle forze dell’ordine per rapina, furto e maltrattamenti in famiglia, mentre la 22enne avrebbe concorso moralmente al reato, non solo perché non avrebbe mosso un dito per aiutare l’amica ma soprattutto perché le avrebbe impedito di scappare o chiedere aiuto. La vicenda, culminata dal punto di vista giudiziario con i due arresti, risale alla scorsa estate, data della denuncia. È soprattutto grazie ai volontari del centro Leucosia e dell’avvocato dell’associazione Claudia Pecoraro, che la 19enne decide di andare fino in fondo e denunciare i due fidanzati facendoli così finire in manette. Assistita psicologicamente dai volontari dell’associazione, la giovane non si è lasciata intimorire e ha deciso di licenziarsi pur di non dover essere costretta a rivedere la sua aguzzina, collega di lavoro. È andata dritta per la sua strada anche quando la 22enne, preoccupata dal silenzio della 19enne, ha cominciato a tempestarla di messaggi pregandola di tacere cercando di convincerla che si trattava solo di un gioco. Le indagini, affidate alla Squadra mobile, diretta dal vicequestore Gianni Di Palma, hanno ricostruito la vicenda anche grazie al sequestro dei telefonini e dei tablet degli indagati. Secondo la prima ricostruzione effettuata dalla Procura, la violenza si sarebbe consumata a casa del 35enne. È lì che i due fidanzati avrebbero condotto la 19enne invece di riaccompagnarla a casa dopo una serata trascorsa in discoteca ed è lì che il ragazzo avrebbe abusato della giovane mentre la 22enne si sarebbe limitata ad osservare la scena senza impedire al ragazzo la violenza e senza fornire aiuto a quella che la considerava un’amica.