Continuò a cercare altro denaro, in tutte le stanze della casa, nonostante avesse già aggredito le sorelle Martino alle quali, tempo prima, aveva fatto da badante. È la ricostruzione che i sostituti procuratori Licia Vivaldi ed Alessandro Di Vico hanno formulato nel provvedimento di conclusione delle indagini priliminari a carico di Giuseppe Buono accusato dell’omicidio della 91enne Maria Grazia Martino, del tentato omicidio della sorella Adele, 87enne (per entrambe le ipotesi di reato sono state contestate una serie di aggravanti, come ad esempio aver agito con crudeltà contro persone molto anziane), oltre che rapina aggravata. I magistrati, nel capo d’imputazione, fanno riferimento alla «crudeltà dell’azione» in quanto Buono – sebbene le due donne, dopo averlo visto prelevare dalla borsa di una delle due 3.400 euro, gli avessero rivolto le spalle nel tentativo probabilmente di fuggire – ha colpito con una mazza di ferro Adele Martino alla nuca, facendola cadere dalle scale e travolgendo la sorella Maria Grazia che la precedeva tanto da cagionarne la morte. E per i pm, se la mattina dopo nella villetta di via San Leonardo non fosse arrivata la nipote delle vittime preoccupata per non aver sentito le zie, anche Adele Martino avrebbe potuto avere la stessa sorte della sorella a causa delle ferite riportate. Il delitto è avvenuto, nella villetta di via San Leonardo 164, il 9 luglio dello scorso anno: l’ex badante Giuseppe Buono, conoscendo l’enorme disponibilità economica custodita in casa dalle sorelle Martino, scavalcò un muretto laterale che dava ad una corte interna prospiciente l’abitazione entrando in casa dalla porta d’ingresso che le due sorelle avevano l’abitudine di lasciare socchiusa: proprio mentre rubava i soldi nella borsa di una delle due donne, venne sorpreso dalle stesse. Il raid ad ora di pranzo di sabato 9 luglio 2022: dalla visione dei filmati di alcuni telecamere, gli agenti della Squadra Mobile di Salerno, ricostruirono che il 42enne residente a Baronissi si era introdotto in casa Martino intorno alle 13 per uscirne mezz’ora dopo. Chiusa a chiave la camera da letto in cui Isidoro Martino (fratello delle due donne) era allettato e dove erano nascosti 380mila euro in contanti (circostanza che l’ex badante probabilmente non sapeva), fu sorpreso dalle sorelle Martino che probabilmente gridarono e poi tentarono di fuggire. Solo all’alba del giorno dopo la macabra scoperta da parte di una delle nipoti delle vittime. Scattate le indagini, coordinate dal procuratore capo Giuseppe Borrelli con i suoi pm ed affidate agli agenti della Mobile agli ordini del vicequestore Di Palma, non ci volle molto ad incastrare Giuseppe Buono (difeso dall’avvocatessa Assunta Mutalipassi) alle proprie responsabilità che, prima fermato di indiziato di delitto e poi raggiunto da misura cautelare, confessò dicendosi «pentito, oltre che scioccato, per quanto commesso».