Quasi 9 miliardi di danni, e ne servono subito 1,8 per ripristinare le strade locali e gli argini dei fiumi e metterli in sicurezza per l’autunno: a un mese esatto dall’alluvione che ha messo in ginocchio l’Emilia-Romagna, la Regione di Stefano Bonaccini ha stilato una stima del disastro, ancora provvisoria, e l’ha messa di fronte al governo, in occasione del tavolo operativo a Palazzo Chigi coordinato dal ministro della Protezione Civile Nello Musumeci. Musumeci ha assicurato “massima attenzione e disponibilità a fornire gradualmente le risorse” ma comunque “dopo una verifica del piano stesso”. Resta lo stallo sul commissario: gli enti locali (e il Pd di Elly Schlein) sono in pressing per una nomina rapida, ma il viceministro alle Infrastrutture Galeazzo Bignami (FdI) frena: prima capiamo cosa c’è da fare, dice, poi capiremo chi deve farlo. “Una riunione importante, ma interlocutoria” sintetizzerà più tardi Bonaccini. La riunione inizia poco dopo mezzogiorno: a Palazzo Chigi arrivano tra gli altri insieme a Bonaccini il presidente dell’Upi e sindaco di Ravenna Michele De Pascale, e il sindaco di Cesena Enzo Lattuca; ad aspettarli ci sono Musumeci e Bignami, il sottosegretario al Mef Lucia Albano, il capogruppo FdI alla Camera Tommaso Foti, i capi dipartimento di Protezione civile Fabrizio Curcio e dei Vigili del fuoco Laura Lega. Bonaccini sciorina i numeri: “Abbiamo una prima stima vicina ai 9 miliardi – afferma – Quasi la metà riguarda fiumi, strade e infrastrutture: oltre 4,3 miliardi. Di questi, 1,8 miliardi per le spese già sostenute e primi interventi urgenti attuati con immediatezza (oltre 6.300 quelli previsti o già in cantiere) e 2,4 miliardi per ulteriori 3.145. I danni a privati registrano una prima stima di 2,1 miliardi: oltre 70.300 gli edifici certamente coinvolti dal maltempo. Le imprese potenzialmente danneggiate sono 14.200 per un totale di 1,2 miliardi di danni. Infine, il comparto agricolo: le aziende danneggiate sono 12mila per 1,1 miliardi. Il totale a fondo pagina è di 8,860 miliardi, a cui andranno aggiunti i danni alle auto e ai mezzi, il mancato fatturato e la ricostituzione delle scorte delle aziende, e la ricalibrazione delle opere infrastrutturali. Ma soprattutto i soldi già erogati sono già finiti: “I 200 milioni arrivati per le emergenze li abbiamo spesi tutti e siamo anche oltre” ha detto ancora Bonaccini. Anzi: “diversi sindaci ci segnalano che fermano le ruspe perché non hanno copertura finanziaria”. Il governo avrebbe addirittura “redarguito” gli enti locali per i cantieri aperti non concordati con l’esecutivo, racconta il sindaco di Cesena Lattuca al termine del tavolo: “Ma era nostro dovere: si fa un debito fuori bilancio, con una procedura veloce si incarica un’azienda di aprire una strada per portare medicinali, alimenti a chi è isolato, o portare in salvo”. Ora i sindaci chiedono subito la nomina del commissario: “I presidenti di Regione – dicono – sono le figure principali a cui affidarsi”. Ma lo stesso Bonaccini deve ammettere che il tema non è stato, di fatto, nemmeno toccato. La distanza col governo rimane: “Io, noi, il sistema territoriale – dice il governatore – pensiamo che sarebbe utile nominare il prima possibile un commissario per tenere insieme emergenza e ricostruzione. Il Governo in questo momento ha un punto di vista diverso. Mi auguro che si possa arrivare più presto possibile a una coincidenza”. “Quando finalmente ci sarà un quadro cristallizzato dei danni valuteremo come procedere – chiude però il viceministro Bignami – Per capire chi deve fare cosa, dobbiamo capire cosa c’è da fare. Se pensano di avere l’uomo buono per tutte le stagioni… Ma non dicano che il terremoto è un esempio. Io c’ero e non è stato gestito bene. Se qualcuno vuole tradurre questo tavolo operativo in lamentela politica allora ha sbagliato indirizzo”.