“Un compassionevole silenzio per Michelle”. Chiedono questo, silenzio, i genitori di Michelle Causo, la diciassettenne uccisa lo scorso 28 giugno a Primavalle, quartiere alla periferia di Roma, da un suo coetaneo originario dello Sri Lanka. Una richiesta che arriva poco prima dei funerali. La cerimonia – è prevista la partecipazione di migliaia di persone – si terrà questa mattina, alle 11, nella Chiesa di Santa Maria della Presentazione di Primavalle. Sarà l’ultimo saluto a Michelle, mentre ancora tanti sono i pezzi che mancano per completare il puzzle dell’omicidio. A partire dal movente. “Alla luce delle dichiarazioni rilasciate agli organi di stampa da più persone, in particolare da coetanei della ragazza, dalle quali emergerebbero – ci si permette di dire – fantasiose ricostruzioni circa il movente del reato, tali persino, in alcuni casi, da pregiudicare l’onore e il decoro della vittima e tenuto conto, peraltro, dello stato ad oggi embrionale delle indagini giudiziarie, si chiede di serbare un compassionevole silenzio, onde onorare al meglio il ricordo di Michelle, nel rispetto dell’inconsolabile dolore dei suoi familiari”. Durante l’interrogatorio davanti al Giudice delle indagini preliminari del Tribunale dei Minorenni, O. D. S. ha ammesso di aver ucciso Michelle per un debito droga. Avrebbe, cioè, dovuto dare alla ragazza circa venti, trenta euro. Ma per chi indaga, come pure per i genitori di Michelle, per nulla convinti di questo racconto, potrebbe esserci dell’altro. Oltre a quella di un possibile rifiuto sessuale – la ragazza avrebbe, forse, rifiutato un suo approccio – sul tavolo anche la pista delle minacce alle ragazzine da parte del diciassettenne. Nei prossimi giorni è previsto un nuovo sopralluogo sulla scena del delitto, l’appartamento di via Giuseppe Dusmet, là dove potrebbero nascondersi altri misteri. Al vaglio anche buste, teli e coperte rinvenuti nel carrello usato per trasportare il corpo di Michelle e che potrebbero essere stati utilizzati proprio per pulire il pavimento sporco di sangue. E poi, i telefonini, già sequestrati, di tutti e due i ragazzi e gli altri apparecchi ritrovati al momento della perquisizione. Elementi fondamentali, soprattutto per poter meglio comprendere il tipo di rapporto tra i due. Questo, un altro punto da chiarire. Non è escluso che O. D. S. possa aver contattato qualcuno per chiedere aiuto dopo aver ucciso Michelle, magari per sbarazzarsi del corpo. E perplessità ci sono anche sull’arma del delitto: inizialmente si era parlato di un coltello a serramanico, ma in realtà il diciassettenne ha utilizzato un coltello da cucina. Oltre all’accusa di omicidio volontario, al diciassettenne vengono contestate le aggravanti dell’occultamento e vilipendio del cadavere. Il ragazzo, che si trova nel carcere di Casal del Marmo, è accusato di aver ucciso la minore con almeno sei coltellate di cui alcune al collo, all’addome e alla schiena. Nel corso dell’aggressione, secondo quando emerso dall’autopsia, Michelle non ha subito una violenza sessuale, ma avrebbe tentato di difendersi. “A ottobre un calo a scuola, ma poi s’è ripresa”. Lo racconta una delle insegnanti dei Michelle, descritta come un’allieva modello, sempre attiva e presente nelle iniziative didattiche e amante della pallavolo. Pallavolo che le avrebbe permesso di superare la perdita della notta, spiega la prof, che aggiunge anche che Michelle, nell’ultimo periodo, tendeva a “isolarsi per affrontare sé stessa”. Nonostante ciò, “Era padrona di se stessa, ogni essere umano ha le proprie fragilità e il forte dolore per la perdita della nonna l’aveva destabilizzata”, conclude.