L’incredibile storia del gesuita che viaggio’ sul Titanic, ne fotografo’ i passeggeri, – compreso il bimbo di 7 anni Douglas Spedden, immortalato mentre gioca sul ponte della nave, in una immagine ripresa dal celebre film di Cameron nel ’97 – scampo’ all’affondamento per una casualita’, e divenne noto in tutto il mondo proprio per quegli scatti fotografici.
La vicenda del prete irlandese Frank Browne e’ raccontata dall’Osservatore romano, dopo che la Filmoteca vaticana ha digitalizzato un filmato del 1987 sul disastro del Titanic e sui suoi passeggeri. E’ cosi’ tornata alla luce la storia di questo sacerdote, appassionato di fotografia e di viaggi, che aveva seguito dall’inizio l’avventura del transatlantico, addirittura fotografando i passeggeri che partivano dalla stazione ferroviaria di Londra, per poi partire via mare per la grande avventura. Padre Browne, – le cui foto dopo l’impatto del Titanic con l’iceberg e il conseguente disastro fecero il giro del mondo – era imbarcato sul transatlantico, e scampo’ alla morte per puro caso: uno zio facoltoso gli aveva pagato il biglietto per la prima tappa del viaggio inaugurale, a bordo aveva trovato una coppia di americani disposta a pagargli il resto del percorso, fino a New York, ma i suoi superiori lo avevano costretto a scendere a Queenstown. Tra le foto di padre Browne dopo la partenza con il Titanic, il 10 aprile del 1912, anche quelle del capitano Edward Smith, e di altre celebrita’ che poi trovarono la morte sul transatlantico. ”Il 14 aprile – ricorda l’Osservatore romano – avviene la tragedia e Padre Browne conquista immediatamente una grande popolarità, anche perch‚ le sue foto diventano l’ultima testimonianza del mito e fanno il giro del mondo su tutti i giornali”. Poi nel tempo il nome di Padre Browne venne lentamente dimenticato finche’, a distanza di anni, dopo la sua morte nel 1960, un confratello rinvenne nel seminterrato della casa provinciale dei gesuiti un baule di metallo nero nel quale erano conservati un gran numero di negativi e fotografie, tra cui le più stupefacenti erano, appunto, quelle del viaggio sul Titanic. In ulteriore articolo, l’Osservatore romano ipotizza che padre Browne abbia anche ispirato ”mr Browne, the Jesuit”, figura che ritorna spesso in Finnegans Wake, l’ultimo testo di James Joyce. Padre Browne infatti era stato compagno di studi dello scrittore irlandese.