La procura di Biella chiude le indagini sul caso Pozzolo e conferma le accuse: la notte di Capodanno a Rosazza a sparare con il suo minirevolver, seppur involontariamente, ferendo il genero del capo scorta del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, fu il deputato di Fratelli d’Italia. Secondo il capo della procura biellese, Teresa Angela Camelio, Emanuele Pozzolo è l’unico responsabile del ferimento di Luca Campana, 32 anni, e ora rischia di essere rinviato a giudizio con le accuse di lesioni colpose, porto illegale di arma da fuoco e di munizionamento in luogo pubblico o aperto al pubblico, omessa custodia di armi e accensioni o esplosioni pericolose. Per la procura “i rilievi eseguiti dal Nucleo investigativo dei carabinieri di Biella su Pozzolo, il cosiddetto stub, e nei locali della pro loco di Rosazza, e i successivi accertamenti tecnici eseguiti, in contraddittorio con la difesa, dal laboratorio Ris di Parma (stub, accertamenti dattiloscopici e biologici sull’arma in sequestro), hanno confermato l’ipotesi iniziale e hanno escluso l’eventuale coinvolgimento di terze persone”. Pozzolo respinge nuovamente ogni addebito, ricordando che si sottopose volontariamente all’esame per rilevare tracce di polvere da sparo sulle mani. “Continuo a dire semplicemente una cosa – ribadisce – come ho detto fin dal primo momento in cui ho rilasciato dichiarazioni spontanee, che non era un atto obbligatorio, e fin dal momento in cui io mi sono sottoposto all’esame dello stub, e non ero obbligato a farlo, dico solo che quel colpo non è partito dalla mia mano”. E torna a sottolineare: “Se fossi stato io a sparare quella sera, cosa che ho negato fin dal primo momento, come mai mi sarei sottoposto allo stub? Perché – conclude Pozzolo – è stato fatto solo su di me, quando ho dichiarato che il colpo non è partito dalla mia mano?”. Pozzolo aveva respinto le accuse anche dopo la perizia balistica, redatta per la procura dall’esperta Raffaela Sorropago, che aveva confermato la testimonianza della vittima. Dalla ricostruzione della traiettoria del proiettile partito dall’arma, una North American Arms calibro 22, e finito nella coscia del compagno della figlia di Pablito Morello, capo scorta di Delmastro, era emerso che al centro del tavolo c’erano tracce di sparo e al bordo un segno del proiettile. Il 32enne aveva dichiarato agli inquirenti di avere visto Pozzolo appoggiare la pistola sul tavolo, vicino al quale si trovava insieme a Morello, prima che partisse il colpo, mentre il sottosegretario era lontano a circa tre metri di distanza. In precedenza i Ris di Parma avevano trovato sul revolver tre tracce genetiche: quella di Pozzolo, di Morello e del figlio di quest’ultimo. Risultati degli esami che per la procura confermano l’ipotesi e che hanno “accertato la piena sovrapponibilità del narrato delle persone informate sui fatti e, in particolare, quelle della persona offesa e non ha riscontrato la ricostruzione alternativa fornita originariamente da Pozzolo al momento dei fatti – aggiunge Camelio -. È emerso altresì, da ultimo, che anche il munizionamento detenuto da Pozzolo al momento dello sparo non poteva essere portato in luogo pubblico” poiché “rientrante nel cosiddetto munizionamento ‘da guerra’”.