Ora l’estate è finita e non è il tempo delle bandierine ma della responsabilità. Di portare avanti il programma di governo, a partire dalle misure per famiglie e imprese che si proverà a rafforzare nonostante i margini per la manovra siano risicati. Per l’alto debito, e anche per le regole del nuovo Patto di Stabilità. Sarà più o meno questo il tenore dell’accoglienza che Giorgia Meloni riserverà ad Antonio Tajani e Matteo Salvini, invitati il 30 per un vertice, “tutto politico” assicura chi le ha parlato, che serva a tirare una riga sulle faide agostane (da giustizia e carceri allo Ius scholae) da cui lei si è tenuta ben lontana. La premier sta per tornare a Palazzo Chigi, lunedì o martedì, dopo un paio di settimane di vacanza in cui è intervenuta solo a difesa della sorella Arianna (che ha peraltro appena annunciato la fine della sua storia con Francesco Lollobrigida). I ministri alla spicciolata stanno già iniziando a rientrare a Roma per riavviare le attività, che al Mef, di fatto, non si sono mai interrotte. Non c’è solo la legge di Bilancio da mettere a punto ma pure il Piano strutturale, che si vorrebbe chiudere alla svelta, nella prima decina di giorni di settembre, per lasciare al Parlamento di lì al 20 lo spazio, promesso dallo stesso Giancarlo Giorgetti, per esaminare il nuovo documento, che non è ancora previsto dalle norme interne di contabilità. Ma non dovrebbe essere la manovra il piatto forte del menù del vertice, anche perché sui capisaldi (il cuneo, le tasse, le famiglie, il sostegno alle imprese), non c’è disaccordo tra gli alleati. Certo, il tema delle pensioni potrebbe creare qualche attrito (la Lega guarda alle uscite anticipate, Fi ad aumentare le minime) ma il dossier non sarebbe ancora definito. Meglio rinviare la discussione, e intanto concentrarsi sulle questioni più urgenti, rimaste in sospeso con la pausa ferragostana. L’impasse sulla Rai sarà il primo da affrontare. Il Cda è scaduto, la presidente si è dimessa. E ancora non sono state avviate le procedure per le nuove nomine. Le Camere prima di chiudere i battenti hanno fissato a settembre le sedute per votare i consiglieri. Poi c’è la Vigilanza, dove rimane lontana una intesa con le opposizioni: si starebbe sondando, dopo il niet di Italia Viva, il Movimento 5 Stelle ma prima va certificato l’accordo di maggioranza. Lo schema resta quello iniziale con l’attuale dg Giampaolo Rossi (voluto da Meloni) che diventerebbe ad e Simona Agnes, consigliera in quota Fi, presidente. Un accordo di massima c’era ed era stato raggiunto al tavolo più ampio delle nomine (che ha visto un ricambio ad esempio in Ferrovie), quindi, è il ragionamento dei meloniani, non dovrebbero sorgere questioni da parte dei leghisti. Altrettanto complicato sarà venire a capo dell’annosa questione delle concessioni per le spiagge: la Commissione spinge per le gare (che molti Comuni, nel frattempo, hanno già avviato). La maggioranza ha promesso proroghe ai balneari che non passerebbero a Bruxelles, dove il dossier è a un passo dalla Corte di giustizia. In attesa di una soluzione dovrebbe slittare ancora il decreto salva-infrazioni, atteso già a inizio estate. Motivo per cui potrebbe non esserci in settimana un Consiglio dei ministri, che in molti ipotizzano, tra il 27 e il 28, ma che al momento non trova conferme. Anche perché per formalizzare l’indicazione di Raffaele Fitto per la nuova commissione Ue un passaggio in Cdm non è necessario. La scadenza per inviare la lettera a Ursula von der Leyen è il 30 agosto ma non è escluso che possa partire qualche giorno prima (all’appello, oltre all’Italia, mancano solo altri 4 Paesi). Un po’ meno complessa potrebbe essere invece la partita ligure. Certo, il caso Toti peserà alle urne ma, complici anche le divisioni nel centrosinistra, qualche speranza di non perderla comincia ad affacciarsi. In pole, salvo ripensamenti, rimane il nome di Ilaria Cavo, di fede totiana. Mentre sarebbe tramontata l’idea di convincere le Regioni all’election day.