Si è difeso Franco Alfieri durante l’interrogatorio di garanzia di ieri, rispondendo alle domande del gip Valeria Campanile del Tribunale di Salerno (era presente anche il pm Alessandro Di Vico) affermando, per le cose che lo riguardano direttamente, «l’assenza di qualsiasi patto corruttivo» e precisando di non essere lui a «predisporre le gare d’appalto, ma gli uffici preposti». Nelle due ore d’interrogatorio Alfieri (difeso dagli avvocati Agostino De Caro e Domenicantonio D’Alessandro) ha quindi argomentato quanto gli è stato contestato e su sollecitazione di gip e pm ha chiarito la sua posizione. È sicuramente provato dall’esperienza che sta vivendo: «il carcere fa danni a tutti e non è un habitat piacevole dove stare», ha affermato l’avvocato D’Alessandro, «ma non si abbatte. È un uomo molto forte che ha avuto tante testimonianze di stima e amicizia molte delle quali giunte proprio tramite me che mi sono fatto portavoce. E lui è rimasto molto contento di queste manifestazioni di vicinanza e solidarietà». Ricordiamo che Franco Alfieri, sindaco di Capaccio Paestum e presidente della Provincia di Salerno, sospeso da entrambe le cariche dal prefetto di Salerno in seguito all’inchiesta giudiziaria, da giovedì è detenuto nella casa circondariale di Salerno Fuorni per ipotesi di reato che vanno dalla turbativa d’asta alla corruzione e falso: «Allo stato fanno fede solo le parole di Alfieri in quanto abbiamo avuto pochissimi giorni per presentare le prove utili a suffragare quanto dichiarato dal nostro assistito», continua l’avvocato D’Alessandro, «e nel frattempo che esibiremo tali prove, vediamo se con l’interrogatorio di garanzia abbiamo generato qualche dubbio nel giudice tale da far valutare una diversa misura cautelativa».

Intanto domani sarà la volta degli altri indagati che sono ai domiciliari: Elvira Alfieri, responsabile della srl Alfieri Impianti e sorella di Franco (difesa dall’avvocato D’Alessandro); il dipendente comunale Andrea Campanile (difeso dagli avvocati D’Alessandro e Cecchino Cacciatore), ritenuto braccio destro del sindaco; il dirigente responsabile tecnico del comune capaccese, Carmine Greco (difeso dall’avvocato Enrico Tedesco) e i vertici della Dervit spa, Vittorio De Rosa (legale rappresentante) e Alfonso D’Auria (procuratore speciale) entrambi difesi dall’avvocato Antonello Natale. Due gli appalti che sono finiti nel mirino della procura salernitana (diretta dal procuratore capo Giuseppe Borrelli): il primo lotto funzionale dei lavori di adeguamento, ampliamento ed efficientamento energetico dell’impianto di pubblica illuminazione comunale e quello relativo ai lavori di adeguamento e riqualificazione energetica della pubblica illuminazione stradale del comune con corpi illuminanti a led e sistemi automatici di regolazione, telecontrollo e telegestione del flusso luminoso. Gare, entrambe bandite dal Comune di Capaccio Paestum ed aggiudicate dalla spa Dervit: secondo la prospettazione della procura che si fonda su intercettazioni e l’esame di documentazione (anche informatica) acquisita nel corso di perquisizioni effettuate lo scorso mese di gennaio dai finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria di Salerno e del Gruppo di Eboli, molto prima dell’ufficiale indizione delle gare d’appalto, sarebbero state concordate le strade da inserire nel progetto esecutivo, i tempi e i costi ed altri dettagli tecnici. Proprio nel corso delle perquisizioni, sarebbe venuto alla luce come il contenuto di una serie di documenti creati da Project Dervit (rinvenuti sul pc dell’ingegnere Greco, che era anche Rup dei procedimenti presi in esame nell’attuale ordinanza) risultasse totalmente corrispondente al documento ufficiale pubblicato sul sito del Comune ben prima della data del 3 ottobre 2022, data in cui fu inoltrata la lettera di invito a partecipare alla procedura negoziata e primo momento in cui le ditte invitate avrebbero dovuto avere contezza degli atti di gara. E invece, sempre secondo le accuse, era già tutto «blindato» in modo che a vincere la gara fosse la Dervit.

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