Le sezioni speciali per l’immigrazione dei tribunali civili – come quella in cui siede la giudice Silvia Albano, per intenderci – non decideranno più sulla convalida dei trattenimenti dei migranti. Compresi quelli che il governo vorrebbe rinchiudere in Albania. Tutta la competenza passerà ad altri magistrati, i togati della corte d’appello. La mossa del centrodestra è stata protocollata ieri sera, poco prima dell’ora di cena. In commissione Affari costituzionali a Montecitorio, la maggioranza ha presentato dieci emendamenti al decreto flussi, che dovrebbe essere approvato in Aula entro il 25 novembre. L’emendamento del governo che stilava la lista dei paesi sicuri era già stato consegnato agli uffici della Camera dieci giorni fa. La novità è che adesso la coalizione di Giorgia Meloni ha in mente di stravolgere la procedura, sottraendo la materia a quei giudici che finora hanno disapplicato le nuove regole varate dall’esecutivo.
Un emendamento della relatrice di maggioranza, Sara Kelany (FdI), prevede infatti che ad occuparsi della convalida dei trattenimenti dei richiedenti asilo disposti dal questore, non siano più le “sezioni specializzate in immigrazione e protezione speciale”, ma che tutti gli atti passino alla corte d’appello. Per Riccardo Magi, segretario di +Europa e membro della commissione, “non potendo fare l’emendamento Musk per cacciare i giudici che non obbediscono, per mascherare il fallimento dell’esperimento albanese governo e maggioranza con un blitz serale attraverso emendamenti fuori sacco vogliono togliere alle sezioni specializzate in materia di immigrazione la competenza”. Sempre secondo Magi, “le sezioni specializzate sono state create proprio con la finalità di occuparsi di questi giudizi evitando anche che il carico di lavoro di essi ricadesse sugli altri uffici. La scelta del governo quindi è dettata unicamente dal tentativo isterico di cambiare giudici sui provvedimenti relativi alla detenzione in Albania. E avrà pesanti ricadute sull’organizzazione del lavoro delle corti d’appello”.
Non è l’unica novità negli emendamenti al decreto flussi. I provvedimenti presentati dalla maggioranza infatti introducono anche, all’articolo 15 bis, una clausola di riservatezza per i mezzi che l’Italia fornirà a paesi terzi, come per esempio può essere la Tunisia, per controllare i migranti. Il testo del centrodestra prevede infatti per i contratti d’appalto “una tutela delle informazioni riservate”. E il governo non dovrà motivare dettagliatamente il perché della segretezza. Un ulteriore passaggio annulla la sospensione del provvedimento di espulsione anche quando i richiedenti asilo presentano un ricorso. L’effetto – per le opposizioni in odore di incostituzionalità – è che un richiedente protezione finisca per essere espulso, col ricorso ancora pendente, che potrebbe poi essere approvato dal giudice.