“Alcuni tentativi di suicidio sono stati sventati proprio dai compagni di cella. Il sovraffollamento è una forma di controllo”. Lo ha dichiarato in un’intervista di qualche giorno fa il ministro della Giustizia Carlo Nordio al Corriere della Sera. In pratica secondo il Guardasigilli il sovraffollamento carcerario non sarebbe la causa principale dei suicidi in carcere, ma addirittura un deterrente. Non si è fatta attendere la replica piccata del deputato Riccardo Magi, segretario di +Europa. “Parole gravissime, che ribaltano la realtà e ignorano ogni evidenza: l’affollamento, la mancanza di privacy, le condizioni igieniche precarie e il personale insufficiente aumentano il disagio psichico e il rischio di suicidio. Non a caso, nel recente Consiglio dei Ministri, il Governo ha annunciato nuove misure che confermano la sua strategia: non ridurre la popolazione carceraria, ma ampliare i posti – anche ricorrendo a container e prefabbricati”.

I numeri parlano chiaro: 42 suicidi in carcere dall’inizio dell’anno. Siamo davvero alla bancarotta dello stato di diritto. Che fare per interrompere questa lunga sequele di morti? Magi ha presentato alla Camera una proposta di legge che introduce il “numero chiuso” negli istituti penitenziari. Un principio già adottato in altri Paesi: se non ci sono posti disponibili conformi agli standard minimi di vivibilità, la pena si converte in una misura alternativa. I reati più gravi restano esclusi e hanno posti riservati. Applicare pene detentive senza le condizioni per farlo in sicurezza significa rinunciare alla legalità e normalizzare la tortura. “Perché – osserva Magi – in tutti i luoghi pubblici, come cinema, stadi e teatri, esiste una capienza massima per motivi di sicurezza, mentre nelle carceri questa soglia viene sistematicamente superata?”.

La proposta è stata sottoscritta anche da parlamentari di altre forze di opposizione: Pd, Italia Viva, Azione, Alleanza Verdi Sinistra, perché su certi temi, è giusto unire le forze. “Si tratta – osserva il numero uno di +Europa – di una soluzione che si aggiunge e completa un pacchetto di riforme del carcere a cui abbiamo lavorato, che include l’istituzione delle Case territoriali di reinserimento sociale: piccole strutture alternative al carcere per detenuti a bassa pericolosità con pene residue inferiori a un anno. Ma la situazione è insostenibile e richiede anche misure emergenziali, oltre alle riforme strutturali. Per questo stiamo lavorando ad una proposta di sospensione dell’esecuzione degli ultimi tre anni di carcere che presenteremo a breve”.

Un pacchetto di proposte che, insieme, possono coinvolgere fino a 25.000 detenuti, ridurre il sovraffollamento, aumentare la sicurezza reale e riportare la pena entro i confini della Costituzione e della CEDU, che oggi continuiamo a violare – e per cui continuiamo a essere condannati. “Non è buonismo”, rimarca Magi. Che aggiunge: “È rigore costituzionale. Nei prossimi giorni continueremo a raccontare queste proposte, anche fuori dal Parlamento, per costruire il consenso necessario”. Insomma, una proposta di civiltà che va controcorrente rispetto all’approccio demagogico del governo Meloni.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui