Il Governo Monti incassa le prime due fiducie poste in Senato sulla riforma del mercato del Lavoro, una delle quali riguarda il nuovo articolo 18. Il testo, che sarà approvato domani dall’aula di palazzo Madama dopo altre due fiducie, è stato difeso dal ministro Elsa Fornero proprio nel giorno in cui la Ue ha sottolineato come l’Italia debba far molto in favore dell’occupazione femminile e giovanile. La riforma, ha detto Fornero, non è un prezzo pagato ai “mercati finanziari”, ma è qualcosa di cui ha bisogno il Paese “per riprendere un percorso di crescita”.

Dopo l’accordo politico tra le forze di maggioranza sul testo approvato la scorsa settimana in Commissione lavoro, il governo ha preferito porre la fiducia di fronte a 600 emendamenti delle opposizioni. Uno scivolone su un emendamento avrebbe rotto l’equilibrio raggiunto tra i Poli. Dunque fiducia anche per il primo disegno di legge del governo. O meglio quattro fiducie, che porta a 21 il computo di quelle chieste finora dal governo Monti. Il ministro Piero Giarda ha infatti presentato quattro maxi-emendamenti su cui ha posto altrettante questioni di fiducia; ciascuno di essi riguardava una parte del complesso provvedimento: flessibilità in entrata e in uscita, nuovi ammortizzatori sociali, tutele in costanza di rapporto di lavoro, formazione e politiche attive per il lavoro. Nel taro pomeriggio l’aula di palazzo Madama ha approvato le fiducie ai primi due maxi-emendamenti, compreso dunque il nuovo articolo 18, che introduce il licenziamento individuale per motivi economici, ma anche una serie di tutele per i giovani con i cosiddetti contratti atipici. Nei due scrutini il governo ha incassato rispettivamente 247 e 246 sì, con un incremento rispetto all’ultima fiducia, il 24 aprile, quando ottenne 228 sì sul decreto fiscale. C’é dunque una inversione di tendenza alla progressiva perdita di consensi a Palazzo Madama registrata da dicembre in poi. Probabilmente non è un caso, perché il ddl lavoro è il primo provvedimento del governo Monti su cui il Pdl e il Pd si sono confrontati, raggiungendo una mediazione, soddisfacente per entrambi i partiti. E questo grazie anche all lavoro dei due relatori, Maurizio Castro (Pdl) e Tiziano Treu (Pd). Il Pdl con Maurizio Gasparri, ha rivendicato il miglioramento del provvedimento nella parte della flessibilità in entrata, mentre la capogruppo del Pd, Anna Finocchiaro ha definito il testo “un ottimo compromesso riformista”. Di parere contrario le opposizioni parlamentari di Idv e Lega, e quella extraparlamentari, come Prc e Pdc. Il ministro Elsa Fornero, intervenuta in aula prima che fossero poste le fiducie, ha difeso il testo che, ha detto, “é stato migliorato” in Parlamento, compreso l’articolo 18, dove “é stato raggiunto un compromesso equilibrato, in linea con gli standard europei”. Il governo per la prima volta non è ricorso ad un decreto, affrontando il dibattito parlamentare con un ordinario disegno di legge, e l’esito, dalle parole di Fornero, è soddisfacente per l’esecutivo di Monti. Insomma le quattro fiducie a cui è ricorso il governo (le ultime due saranno votate domani in mattinata) son state in realtà accolte con favore dai gruppi di maggioranza, proprio perché blindavano un testo su cui si è registrata una mediazione soddisfacente tanto per il Pdl che per il Pd. Il primo ha fatto inserire maggiori elementi di flessibilità in entrata, graditi alle imprese, il secondo ha strappato una serie di tutele per i giovani prima assenti dal testo. Su questo equilibrio incombevano emendamenti di Lega e Idv, che avrebbero potuto indurre in tentazione una parte del Pdl o una parte del Pd.

 

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