I sopravvissuti al massacro di Utoya sono tornati oggi sull’isola norvegese per commemorare la morte delle 69 vittime e riappropriarsi dei luoghi. Ognuno poteva portare con se’ un parente o un amico e sono 750 le persone che hanno accolto l’invito del governo norvegese a tornare sull’isola dove l’annuale campo estivo giovanile laburista si e’ trasformato in un incubo lo scorso 22 luglio.
“Per molti sara’ difficile, ma e’ una parte importante del processo di elaborazione del lutto”, ha commentato Martin Henriksen, ex leader della lega giovanile laburista, intervistato dalla Tv norvegese Nrk. A Utoya sono previste assemblee e forse i ragazzi canteranno tutti insieme, come si e’ sempre fatto nei campi giovanili. “Per molti sara’ un altro piccolo passo per riappropriarsi dell’isola”, ha affermato Bjorn-Inge Larsen, capo del direttorato sanitario norvegese. Fin dagli anni cinquanta, Utoya e’ stato sinonimo dei campi estivi laburisti, prima di diventare teatro del piu’ grave fatto di sangue norvegese del dopoguerra. Ieri l’isola e’ stata visitata dai parenti di 50 delle 69 vittime, ai quali e’ stato mostrato il luogo preciso dove sono stati uccisi i loro cari. Domani, ad un mese esatto dalla strage e dalla bomba ad Oslo, che ha ucciso altre otto persone, si terra’ una cerimonia commemorativa con rappresentanti del governo, la casa reale, i familiari delle vittime e i soccorritori. L’ultimo dei 77 morti e’ stato sepolto giovedi’ scorso. Ieri il tribunale di Oslo ha ordinato altre quattro settimane d’isolamento in carcere per Anders Behring Breivik, il 32enne estremista di destra norvegese reo confesso per la bomba e la strage.
I sopravvissuti tornati oggi all’isola di Utoya hanno trovato i fiori e i messaggi lasciati ieri dai parenti delle 69 vittime, nei luoghi dove sono stati uccisi i loro cari. Il ritorno e’ stato un momento difficile, ma forse necessario per elaborare il lutto, e molti hanno mostrato ai loro accompagnatori in che modo sono sfuggiti alla furia omicida di Breivik. Gran parte dei sopravvissuti, tutti militanti laburisti, si e’ impegnata nella campagna elettorale per le prossime elezioni amministrative per cercare di ritrovare la normalita’. “Ora piu’ che mai” e’ stata la consegna fra i ranghi giovanili del partito. “la nostra risposta deve essere una democrazia ancora piu’ forte”, ha scritto sul suo blog Prableen Kaur, una attivista di origine sikh sopravvissuta al massacro. La psichiatra Grete Dyb, che ieri ha accompagnato i familiari di 50 delle vittime, raccomanda la visita a Utoya, per quanto dura. “Chi ha il minimo dubbio sul venire qui, non deve averlo”, ha commentato, spiegando che altre visite saranno possibili in futuro. Quanto ai sopravvissuti, aggiunge, il loro problema non e’ tanto tornare sull’isola, quanto riprendere una vita normale “assieme a persone che non hanno condiviso questo dolore e non possono capirlo”. Per questo e’ importante incontrare chi ha condiviso questa esperienza. E se puo’ essere una buona cosa impegnarsi in politica, la Dyb esorta i sopravvissuti a non chiedere troppo a se’ stessi.