Le abitudini della gente devono cambiare: il lavoro non è un diritto, va guadagnato”. Detto dall’attuale ministro del lavoro, scusate welfare, sono parole di una gravità inaudita. Nessuno, pur affondando a colpi di riforme il mondo del lavoro, si era spinto così oltre. Il perché possono comprenderlo anche i bambini della scuola elementare che entrano in contatto con la Costituzione Italia.  “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”. Articolo 1. Per essere più espliciti le prime parole scelte dai costituenti per definire la Repubblica senza ambiguità di sorta.

 

Il concetto di lavoro come diritto diventa più esplicito nell’Articolo 4: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”.Le parole della Fornero indignano, ma non stupiscono.  Sarebbe interessante conoscere il pensiero del Presidente Napolitano che nel corso del suo mandato ha sempre difeso la Carta dagli attacchi più disparati.

 

Parole che non stupiscono perché il Governo di cui fa parte Elsa Fornero si pone come unico obiettivo quello di salvare il mondo della finanza. In tanti mesi, infatti, non c’è stato un solo provvedimento volto a sostenere l’economia reale dell’Italia. Si è assistito ad un progressivo innalzamento della tassazione, in tutte le sue forme, per quella fascia di popolazione, la più ampia, che è già in affanno e che difficilmente riesce ad arrivare a fine mese.

Ma il Governo Monti è lì perché la politica non ha avuto il coraggio di indicare la strada per uscire dalla crisi. Ciò, però, dopo aver lasciato che per quindici anni il paese affondasse sotto un governo e un parlamento interessati soltanto a salvare il proprio leader dai guai giudiziari. Una politica che adesso, nascosta dietro allo scudo del governo tecnico, vota ogni tipo di riforma e di provvedimento. Classe dirigente che cela la propria inadeguatezza dietro le richieste dell’Europa le cui politiche sono determinate dalla Germania interessata a salvare soltanto i propri investimenti nei paesi stranieri oggi a rischio crollo.

E’ lì anche e soprattutto perché gli italiani si sono abituati a subire un progressivo assottigliamento dei propri diritti. Una rinuncia alla volta accompagnata ad un progressivo allontanamento dalla partecipazione diretta alla vita democratica del paese. Piazze vuote, povertà che avanza chissà cosa si aspetta per riaffermare, senza alcun tipo di compromesso, il principio che l’individuo e la sua dignità devono esser tutelati prima dell’economia e della finanza?

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