Alla vigilia dell’incontro di Palazzo Chigi la risposta di Sergio Marchione al ministro Corrado Passera sul perché dei grandi risultati conseguiti in Brasile può essere interpretato come un messaggio all’esecutivo: la Fiat va bene laddove il governo è attento all’industria dell’auto e la sostiene con finanziamenti e agevolazioni fiscali. “Ne parliamo domani”, si limita a rispondere Passera.

E’ un tema, quello degli sgravi fiscali, che sarà certamente affrontato nell’appuntamento di domani con il premier Mario Monti, Passera e il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, anche se l’ad del Lingotto sa bene, come lui stesso sottolinea, che nell’attuale quadro normativo, condizioni di finanziamento come quelle ottenute in Brasile non si possono avere nell’Unione Europea. Sull’incontro di domani c’é grande attesa anche tra i lavoratori: da Termini Imerese a Mirafiori sale la tensione, c’é un clima di paura anche nella fabbrica modello di Pomigliano. Marchionne ha continuato a lavorare tutto il giorno nel suo ufficio del Lingotto, in vista dell’incontro. Al governo ribadirà il suo impegno per l’Italia, ma ricorderà anche i numeri della crisi del mercato dell’auto, che impediscono di effettuare gli investimenti annunciati due anni fa con Fabbrica Italia. L’ad del Lingotto spiegherà a Monti e ai ministri che fino al 2014 per salvare le fabbriche ed evitare i licenziamenti sarà necessario un massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali: serviranno quindi la cassa in deroga, laddove come a Mirafiori, a Pomigliano e alla ex Bertone, quella straordinaria si esaurirà e forse anche i prepensionamenti. “Sono felice – afferma Marchionne – che il ministro Passera, andando in Brasile, si sia reso conto dei grandi risultati della Fiat in quel Paese. Certamente non gli sarà sfuggito che il Governo brasiliano è particolarmente attento alle problematiche dell’industria automobilistica. Sono sicuro che il ministro sa che le case automobilistiche che vanno a produrre in Brasile possono accedere a finanziamenti e agevolazioni fiscali”. L’ad del Lingotto spiega che l’ultima operazione in Italia del genere “si è verificata all’inizio degli anni novanta per lo stabilimento di Melfi”. La linea del governo non cambia: nessuna intromissione sulle politiche di investimento di un’azienda privata, ma la richiesta alla Fiat di fare chiarezza sui piani di investimento, anche perché l’incertezza pesa sul vastissimo mondo dell’indotto auto. L’auspicio – secondo quanto trapela – è che alla fine dell’incontro ci possa essere un comunicato congiunto per illustrare l’esito dell’incontro su cui tutti gli occhi sono puntati. “Sono fiduciosa per dovere. Un ministro deve essere fiducioso”, si limita a dire Fornero, mentre il sottosegretario alla Presidenza, Antonio Catricalà, dice di essere “cautamente ottimista”. “Speriamo – afferma Catricalà – che sia un incontro utile, bisogna chiarirsi e parlarsi. E’ necessario che i problemi vengano esposti con chiarezza e sincerità, bisogna che qualcuno si impegni ad ascoltare e a risolvere i problemi nei limiti del possibile”. Vola a Roma il presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota, che incontra il ministro dello Sviluppo Economico: “Ho chiesto a Passera che domani il governo abbia un atteggiamento fermo nel pretendere chiarezza su tempi e modi degli investimenti”. Analogo concetto ribadisce il segretario della Cgil, Susanna Camusso (“Mi aspetto che il governo chieda alla Fiat la verità. Altri innovano, da Marchionne nessun modello”), mentre il numero uno della Fim, Giuseppe Farina, auspica che l’incontro sia utile. “Mi auguro che alla fine si trovi il modo di far ripartire l’industria automobilistica in Italia”, afferma il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi. Il presidente di Indesit Company, Andrea Merloni, non condivide il giudizio di Diego Della Valle sui vertici Fiat e denuncia la mancanza di una politica industriale in Italia. “Il Marchionne che ricorda a Passera che Fiat va bene dove gli stati aiutano il settore auto è lo stesso che ha sempre rivendicato di non voler chiedere risorse pubbliche dall’Italia?”, chiede Cesare Damiano del Pd.

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