Stavolta se ne va davvero: il vice capo vicario della polizia Nicola Izzo lascia il Dipartimento confermando le dimissioni date quattro giorni fa e respinte 48 ore dopo dal ministro dell’Interno. Una mossa, per nulla inattesa nelle stanze del Viminale, che non è detto però sortisca l’effetto desiderato: tentare di fermare la bufera che si è abbattuta sul Viminale dopo le rivelazioni del ‘corvo’ sul malaffare nella gestione degli appalti. Izzo dunque dice addio e il ministro Cancellieri, dopo un’iniziale difesa all’insegna di un “non si condanna per delle parole anonime”, oggi prende atto e accetta le dimissioni, rinnovando l’ “apprezzamento per la sensibilità e il senso di responsabilità del gesto” del prefetto.
La sostituzione di Izzo è a questo punto una questione di giorni: il governo non ha alcuna intenzione di lasciare vacante un posto così delicato e il titolare del Viminale è già al lavoro per consegnare al presidente del Consiglio Monti una rosa di nomi su cui esprimere la sua valutazione. La decisione dovrebbe comunque arrivare già in occasione del primo Consiglio dei ministri della prossima settimana. Nelle poche righe inviate sabato scorso e rinnovate oggi, l’ormai ex vicecapo della polizia parlava di un “linciaggio mediatico” in atto nei suoi confronti, “fondato su infamie”: “se una ignominiosa lettera anonima, non verificata, che può essere redatta a carico di chiunque e con qualsiasi contenuto, può formare oggetto di tali diffamanti campagne di stampa – scriveva – vuol dire che la polizia è in pericolo, che il mio paese è in pericolo ed io, in queste condizioni non posso più essere utile”. Dunque, è stato il suo ragionamento, vado via per difendere l’istituzione. Ma nella lettera, Izzo, diceva anche qualcosa di più, sottolineando di “essere totalmente estraneo” ai fatti che il corvo gli addebita definendolo ‘puparo’ e, soprattutto, che si tratta di “procedure ed atti da cui sono escluso”. Come dire: sono altre le persone a cui dovete chiedere conto della gestione degli appalti. Ma cosa è cambiato da lunedì? Le parole di ieri di Manganelli – “non sono un imbroglione, non ho mai avuto a che fare con appalti e con la gestione dei fondi” – sono state lette anche come una presa di distanza dal suo vice. Ma non solo. Diverse fonti ribadiscono che tra il ministro dell’Interno e il capo della polizia non si sono ancora spente le frizioni e le incomprensioni, anche se il filo tra i due non si è mai spezzato (anche oggi si sono visti e in serata hanno partecipato entrambi alla cena conclusiva dell’Assemblea dell’Interpol). Cancellieri è rimasta infatti piuttosto infastidita sia dai ritardi della polizia nell’indagine interna che avrebbe dovuto far chiarezza sull’esposto sia dalle ‘rassicurazioni’ sull’inchiesta di Napoli in cui Izzo e il prefetto Iurato sono indagati per un appalto da 37 milioni relativo al Centro elaborazione dati della polizia. E proprio l’indagine napoletana sarebbe l’altro elemento che ha pesato, e parecchio, sulla decisione di Izzo. L’inchiesta, dopo quasi tre anni, è ormai agli sgoccioli e non è affatto escluso che entro l’anno possa arrivare a conclusione. Il passo indietro di Izzo, dunque, potrebbe esser letto anche come un segnale inviato ai magistrati affinché valutino il suo atteggiamento. Proprio ieri tra l’altro, e non è certo una coincidenza, c’è stato l’incontro tra Manganelli e il procuratore di Napoli Giovanni Colangelo nel quale però, stando alle parole ufficiali del capo dei pm napoletani, “non si è discusso del contenuto delle indagini”. Di cui si è parlato, invece, in quello che Colangelo ha avuto con il capo della procura di Roma Giuseppe Pignatone. Un vertice per ribadire due cose: nessuna interferenza tra le due procure che, anzi, collaborano; gli esposti anonimi non hanno alcun valore probatorio, dunque nessuno viene iscritto nel registro degli indagati sulla base di quanto dice il corvo. “Con la procura di Napoli – è stato sottolineato a piazzale Clodio – vi é piena collaborazione. Non vi è stata alcuna richiesta di atti e non risulta che il procedimento pendente presso quella autorità giudiziaria abbia ad oggetto i fatti di cui tratta l’anonimo”. Precisazioni in linea con il pensiero dei pm napoletani “Tra noi e la procura di Roma c’é un coordinamento costante e nessuna reciproca interferenza – ha detto Colangelo – l’esposto anonimo sul prefetto Nicola Izzo non influenza in alcun modo l’inchiesta napoletana. La procura di Roma non ci ha chiesto atti e la possibilità che l’inchiesta sul Cen vada nella capitale non è neppure balenata”. Al di là di quel che verrà, resta una situazione tesissima al Viminale. La linea, al momento, è quella indicata dal ministro lunedì: fiducia a Manganelli e volontà di fugare ogni dubbio e fare chiarezza nel più breve tempo possibile, lasciando al prossimo governo la scelta del nuovo capo della polizia. Ma è evidente che nessuno al Viminale può mettere la mano sul fuoco che questa posizione sarà la stessa anche nei prossimi giorni.