Prima la paura, poi l’angoscia del’attesa per Sandra Calevo, la mamma di Andrea, imprenditore edile spezzino rapito domenica notte poco dopo le 22 nella sua splendida villa affacciata sul golfo della Spezia a Lerici. Al momento della rapina e del sequestro, Sandra Calevo era in casa.

E ora aspetta di sapere se suo figlio sia ancora vivo. Un sequestro portato a termine dopo una rapina che ha fruttato ai malviventi ‘solo’ 3 mila euro e qualche gioiello e che per modalità e bottino desta agli occhi degli investigatori importanti punti interrogativi. La ricostruzione di quanto accaduto nella villa, e basata esclusivamente sul racconto fatto agli investigatori da Sandra Calevo, descrive un blitz studiato nei minimi particolari: Andrea Calevo, 31 anni, patron della società edile Calevo Nestore & Figlio srl fondata oltre 120 anni fa dal bisnonno, torna a casa con la sua Audi A1. Arriva al cancello, apre con il telecomando, ma dentro, ad aspettarlo, ci sono tre uomini con il volto coperto da un passamontagna. Due di loro sono armati. Calevo, sotto la minaccia delle pistole entra in casa. I tre, uno dei quali parla con uno spiccato accento dell’Est, costringono la madre dell’imprenditore ad aprire la cassaforte di casa mentre tengono sotto mira Andrea. Una volta presi i 3 mila euro in contanti che vi sono custoditi, i tre passano alla seconda fase della rapina: uno lega la donna a una sedia con del nastro isolante, gli altri due trascinano Andrea sulla sua Audi. Lo perquisiscono, gli tolgono i cellulari (che buttano in giardino assieme al cordless), poi scappano. L’auto verrà ritrovata poco distante dentro al fiume Magra. Vuota. La signora Calevo dopo un po’ riesce a liberarsi, dà l’allarme, chiama i carabinieri. A questo punto le indagini portano a una prima conclusione: i malviventi non erano soli. C’era un complice all’esterno che li aspettava con una macchina ‘pulita’. Gli investigatori pensano che i rapitori a bordo dell’Audi abbiano preso la vecchia via Aurelia, sia arrivati fino a Vezzano, sul greto del fiume Magra, e qui abbiano costretto l’imprenditore a spingere la macchina nel fiume, a salire sulla loro auto, a fuggire con loro. In poco meno di due minuti sono al casello della Spezia. Davanti a sé hanno l’A15 per Parma o l’A12 per Genova-Rosignano. Non risulta che al momento sia arrivate telefonate con la richiesta di riscatto. I carabinieri del nucleo investigativo della Spezia, coordinati dalla Procura Distrettuale Antimafia, sviscerano l’andamento dell’azienda, i bilanci, le richieste di finanziamento, la vita personale di Calevo. “Un ragazzo strepitoso – dicono i suoi amici -, faceva feste, era sempre disponibile”. “Un gran lavoratore – ha detto il sindaco di Arcola – un esempio per i suoi dipendenti. Ma quella delle rapine in villa è una piaga, sembra Arancia Meccanica”. Le indagini vanno avanti a ritmo serrato: si cerca la macchina ‘pulita’ usata per la fuga. Gli investigatori ritengono che sia già stata abbandonata. Le indagini sono a 360 gradi. Si cerca di dare risposte a tante domande, forse troppe, su questa rapina così strana. Ma perché sequestrare l’imprenditore e non rapinare la villa quando in casa c’era soltanto la madre? Perché un sequestro se non viene richiesto un riscatto? Perché, appena sequestrato l’uomo, spingere la sua auto nel fiume? Gli investigatori sono convinti che dietro a questa rapina ci sia qualcosa di più. In paese c’é chi parla dell’imprenditore come di un giovane in gamba che sa il fatto suo, e c’é chi lo definisce un ‘guascone’ finito, a causa della crisi dell’edilizia, in qualche ‘affaire’ difficile da chiudere.

 

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