Le barriere coralline dei Caraibi si stanno restringendo, tanto da rischiare di scomparire: accade perchè le sostanze nutrienti che alimentano le colonie dei coralli scarseggiano al punto che in alcune zone il tasso di sviluppo si è ridotto fino al 70%.
E’ quanto emerge dallo studio pubblicato sulla rivista Nature Communication e realizzato da un gruppo di ricerca internazionale coordinato dall’università britannica di Exeter. I dati indicano inoltre che il tasso di nascita dei coralli è sceso al di sotto della media degli ultimi 7.000 anni. Analizzando lo stato di salute di 19 barriere coralline della regione dei Caraibi, i ricercatori hanno verificato che la quantità di carbonato di calcio nuovo, ossia il costituente essenziale per la costruzione dello scheletro dei coralli, risulta essere molto meno abbonadnate rispetto a quello che viene disperso dall’erosione.
In alcune aree il carbonato nuovo, che serve quindi per ‘costruire’ nuovi coralli, è del 70% inferiore alla media degli ultimi 7.000 anni. Le barriere coralline hanno un’importanza vitale all’interno degli ecosistemi marini in quanto rappresentano delle vere e proprie oasi e rifugio per un grandissimo numero di specie. Le barriere coralline non sono però delle strutture inerti, bensì esseri viventi complessi la cui sopravvivenza è legata alla capacità di sostituire costantemente i coralli morti. Esiste quindi un delicato equilibrio tra crescita dei coralli, che si sviluppano utilizzando carbonato per creare la propria struttura, ed i processi di erosione che portano alla perdita di carbonato, e quindi di estensione dell’intera barriera. “Le nostre stime dei tassi di crescita attuali delle barriere nei Caraibi sono estremamente allarmanti”, ha spiegato il responsabile della ricerca, Chris Perry. ”Molte di queste barriere – ha aggiunto – sembrano aver perso la capacità di produrre carbonato sufficiente per continuare a crescere in verticale, mentre altre sono già al punto in cui iniziano ad essere erose”.