“Che cosa dovrei dire che non ho già detto? E se poi pensano che ora mi metta ad attaccare Bersani non hanno capito niente: io non faccio lo sciacallo”. Secondo un retroscena della Stampa, Matteo Renzi spiegherebbe così il suo ‘pesante’ silenzio di queste ore, mentre come riporta anche un retroscena di Repubblica, non sarebbe intenzionato a partecipare “ai caminetti, a queste robe qui”.
Secondo la Stampa, al suo staff riunito il sindaco di Firenze avrebbe chiarito che ora sta “zitto, non faccio polemiche, come dal ballottaggio in poi. Ma non mi si chieda di condividere e, soprattutto, di venire a Roma per fare riunioni di ‘caminetto’, come lo chiamano, insieme a Rosy Bindi, non è cosa che faccia per me”. Anche perché “dovrei ripetere che il nostro compito era snidare gli elettori delusi del centrodestra? Che non bisognava sottovalutare Berlusconi? Oppure che dovevamo fare nostri alcuni temi di Beppe Grillo? Inutile, ora. Inutile dopo aver voluto le primarie salvo poi chiuderle al secondo turno per paura che venissero a votare elettori esterni al centrosinistra: che sono esattamente quelli di cui avevamo bisogno alle elezioni vere e che, naturalmente, non ci hanno votato”. Ora la palla però sta al segretario, “é giusto che sia lui a indicarci la rotta. Annoto solo che ci stiamo mettendo nelle mani di Grillo, gli abbiamo regalato un rigore e ora vediamo come lo calcerà. Naturalmente, pensiamo ai timori in Europa di fronte a un centrosinistra che pende dalle labbra di Grillo”. In una ultima battuta, il sindaco avrebbe osservato che “durante le primarie dicevo che con me il Pd sarebbe arrivato al 40% senza al 25. Oggi gli amici mi chiamano per prendermi in giro. ‘Caro Matteo, il candidato premier non lo potevi fare, ma come sondaggista hai un bel futuro…”.