Questo voto “potrebbe rappresentare l’occasione per una svolta positiva”, “nel senso che forze che si sono aspramente contrapposte potrebbero assumere una comune responsabilità, e farlo in modo nuovo rispetto alla politica tradizionale”. Lo afferma al Corriere della Sera, Massimo D’Alema, che dice “no a un governissimo”, ma spiega che ora è necessaria “un’assunzione di responsabilità da parte delle forze principali.
Questo significa, innanzitutto, Movimento 5 Stelle, centrodestra e noi”. “Nessuno può avere interesse a precipitare il Paese verso nuove elezioni – osserva l’ex premier, – che sarebbero un drammatico choc. Neanche il Movimento 5 Stelle, che ha ottenuto un successo e che ragionevolmente credo voglia dimostrare la capacità di generare cambiamenti positivi per l’Italia”. D’Alema propone quindi che “ciascuno, mantenendo la propria autonomia, possa confrontarsi in Parlamento alla luce del sole. Il primo problema è il funzionamento delle istituzioni e ritengo che le forze politiche maggiori debbano essere tutte coinvolte. E che quindi al centrodestra e al Movimento 5 Stelle vadano le presidenze delle due assemblee parlamentari, ovviamente sulla base della proposta di personalità che siano adeguate a ruoli istituzionali di garanzia”. “Poi – prosegue l’ex premier – il Parlamento, e questo appello è rivolto ovviamente a tutti, deve consentire che il governo possa funzionare ricevendo il voto di fiducia. Il modello siciliano adombrato da Grillo può essere una buona idea, ma c’é una differenza istituzionale: in Sicilia il presidente è eletto dal popolo, a livello nazionale il capo del governo, se non riceve la fiducia del Parlamento, non può governare”. Quindi, ribadisce D’Alema, “no ad ammucchiate” ma “assunzione di responsabilità”. Analizzando il risultato delle urne, D’Alema spiega che “la spinta al cambiamento è stata intercettata per lo più dal Movimento 5 Stelle” e che “il voto per Grillo ha in parte prosciugato Sel, per angoscia sociale e protesta”. Su Monti, l’ex premier afferma: “Nella sua campagna la sinistra non è stata trattata come abbastanza riformista”.