Nonostante fosse morto, era stato accusato di un reato e dunque condannato con un decreto penale al pagamento di un’ammenda da 1.500 euro. E’ stato assolto soltanto dopo un’opposizione depositata dai familiari e la celebrazione di un processo. E’ accaduto al tribunale di Udine.
Protagonista e’ un anziano, morto nel 2010 a 89 anni. Il 20 maggio di quello stesso anno l’anziano era stato giudicato dalla Commissione medica patenti non idoneo alla guida. Avviata la procedura burocratica, all’anziano venne inviata la richiesta di restituzione della patente, giunta a destinazione il 14 settembre, cioe’ due mesi dopo la sua morte, avvenuta il 9 luglio. Il documento non fu restituito e dunque venne interessata la procura e aperto un procedimento penale per inosservanza dei provvedimenti dell’autorita’, concluso con il pm che chiese, e ottenne, dal gip, nel 2012 a due anni dalla morte dell’uomo, l’emissione di un decreto penale di condanna. Per evitare l’ammenda i familiari dell’anziano, sorpresi dal provvedimento, hanno presentato opposizione – al posto del defunto – e, in sede di processo, hanno esibito in aula il suo certificato di morte. Il giudice, Emanuele Lazzaro, ha dunque emesso una sentenza di assoluzione perche’ il fatto non sussiste.