Pressing del presidente della Repubblica affinché si acceleri il percorso delle Riforme. E perché ci siano “interventi immediati per mettere in sicurezza” il sistema elettorale prima dell’intervento della Consulta. E Giorgio Napolitano lo fa con un mini-vertice al Quirinale convocando sia il ministro competente, Gaetano Quagliariello, sia i due presidenti delle commissioni di Camera e Senato, quidate l’una dal Pdl e l’altra dal Pd. Il Capo dello Stato ha preso atto della richiesta che il ‘motore” del percorso sia il Parlamento e non il Comitato dei saggi a cui pensa il Governo, ed ha appoggiato l’idea di una legge elettorale “ponte”.

Un intervento cioé, si spiega dal Colle, sugli elementi “più macroscopici” del Porcellum così come segnalato dalla cassazione alla Consulta. Bisogna evitare infatti, è il ragionamento, che si crei una pericolosa contrapposizione tra il percorso della legge elettorale e quello delle riforme. Ma l’odierno dibattito sulla legge elettorale fa capire che le strade di Pdl e Pd devono ancora incrociarsi: decisivo il vertice di maggioranza con il premier Enrico Letta mercoledì prossimo. Nel pomeriggio le cronache hanno registrato due incontri di rilievo, uno a Palazzo Chigi e l’altro al Quirinale. Nel primo il premier Letta ha incontrato Stefano Rodotà, il quale ha ribadito l’indisponibilità a far parte del Comitato dei saggi che nelle intenzioni del Governo dovrebbe avanzare proposte di riforma al Parlamento. Rodotà non si è però tirato indietro, secondo fonti governative, per quanto riguarda un più generico contributo. Nel secondo incontro Napolitano ha ascoltato i presidenti delle commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato, Francesco Sisto (Pdl) e Anna Finocchiaro (Pd) che mercoledì, avvieranno le riforme con un’audizione del ministro Gaetano Quagliariello, anch’egli salito sul Colle. Sisto e Finocchiaro hanno portato la richiesta della centralità del Parlamento, con il Comitato del governo a svolgere solo un lavoro ausiliario. Cosa su cui Napolitano avrebbe convenuto. Prende quota, quindi, l’idea che la cosiddetta Convenzione sia composta dalle due commissioni Affari costituzionali; esse approverebbero un testo in sede redigente, vale a dire un testo che l’Aula del Parlamento in seduta comune dovrebbe votare articolo per articolo, senza sottoporlo ad emendamenti (tranne alcune piccole parti). L’oggetto della riforma, che verrebbe indicato in una risoluzione che le Aule di Montecitorio e Palazzo Madama voteranno il 29 maggio, riguarderebbe la Forma dello Stato e di Governo, compreso il superamento del bicameralismo. La Giustizia resterebbe invece fuori. Naturalmente questa grande riforma avrebbe anche un nuovo sistema elettorale (per esempio se sarà Presidenzialismo, allorà avremo il doppio turno), ma nel frattempo Napolitano avrebbe sposato la tesi del Pd, secondo cui occorre una “clausola di salvaguardia” cioé una legge che intanto superi l’attuale sistema, in modo che non si voti con il Porcellum in caso tutto naufraghi e si torni subito alle urne. Tesi respinta oggi dal Pdl che, con diversi suoi esponenti (Mariastella Gelmini, Luigi Casero, Daniela Santanché), ha insistito sul fatto che la legge elettorale non è una priorità. Di altro avviso il Pd, tanto è vero che Finocchiaro ha depositato un ddl che ripristina il “Mattarellum” corretto; peraltro analoghi ddl erano stati già depositati alla Camera da Roberto Giachetti e Andrea Martella. Di certo Napolitano – hanno riferito – non vuole aspettare che la Corte costituzionale “bocci” il Porcellum tra sei-sette mesi mentre esso è ancora vigente. L’intervento minimo sarebbe allora o l’eliminazione del premio di maggioranza o la sua attribuzione solo se si supera la soglia del 40%. “Piccoli accorgimenti per rendere costituzionale l’attuale normativa” spiega Quaglieriello. Ma questi nodi, spiega il ministro, saranno affrontati nel vertice di maggioranza di mercoledì.

 

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui