A pochi giorni dal 24mo anniversario della repressione del 1989, le Madri di Piazza Tiananmen hanno accusato il presidente cinese, Xi Jinping, di voler tornare all’ortodossia maoista. In una lettera aperta diffusa da Human Rights in China, le 123 madri di ragazzi uccisi durante le proteste del 4 giugno attaccano Xi per la mancanza di aperture e riforme.
La lettera lamenta che nell’ultimo quarto di secolo i leader che si sono succeduti alla guida del Paese non sono stati veri riformatori e neppure il nuovo presidente, insediatosi a marzo, sembra intenzionato a cambiare rotta. “Non lo abbiamo visto riflettere”, si legge nella lettera, “o mostrare il minimo rimorso per i crimini commessi durante i 30 anni di comunismo maoista. Non lo abbiamo sentito criticare neppure i tre decenni di ‘riforme zoppe’ inaugurati da Deng Xiaoping”. Le madri di piazza Tiananmen vedono invece un ritorno all’ortodossia degli anni di Mao Zedong, di cui sarebbe artefice proprio l’attuale presidente che “ha mescolato le cose piu’ impopolari e che meritano di essere ripudiate e chiede alla gente di considerarli come fondamentali principi guida”. La rivolta di piazza Tiananmen visse il momento piu’ cruento nella notte tra il 3 e il 4 giugno 1989, quando i carri armati dispersero la folla di manifestanti uccidendo centinaia di persone. Il numero preciso delle vittime non e’ mai stato svelato dal Partito Comunista Cinese che aveva bollato come “controrivoluzionario” il movimento: da anni le Madri di piazza Tiananmen chiedono attraverso lettere aperte al governo e al Parlamento cinese di riaprire le indagini e di rivelare il numero esatto delle vittime. Le persone finite in carcere dopo le rivolte del giugno 1989, sono state piu’ di 1600, secondo l’associazione Dui Hua, e alcune di loro sarebbero ancora detenute. Oggi si e’ avuta notizia del rilascio di uno dei partecipanti al movimento, Jiang Yaqun, rilasciato tra l’ottobre e il novembre dello scorso anno, dopo oltre 22 anni di carcere. Ora 73enne, l’uomo soffre di Alzheimer, secondo quanto riporta l’associazione Dui Hua in un comunicato, e non ha nessuno presso cui tornare.