Difficilissimo appuntamento oggi per Francois Hollande, alle prese con la seconda “conferenza” con le parti sociali. Nel pieno della crisi e delle difficoltà nei sondaggi, il presidente francese – che deve far digerire ai sindacati una pesante riforma delle pensioni – ha lanciato la sua sfida a “dubbi, sfiducia e rassegnazione”, assicurando di vedere “segnali positivi”.

Accanto al premier Jean-Marc Ayrault, che non va meglio di lui nelle classifiche di popolarità, e di alcuni ministri del governo, Hollande ha incontrato sindacati e ‘patron’ della grande industria per tre ore: tema dominante, come rilanciare la crescita e, più in generale, la Francia. Oltre alla crisi, ha spiegato Hollande nel suo discorso di apertura, c’é “un male più profondo che è la sfiducia, il dubbio e la rassegnazione”, mentre cresce l’impazienza di fronte all’inesorabile aumento della disoccupazione e all’altrettanto finora inevitabile calo del potere d’acquisto. Ai sindacati che accusano il governo di accettare troppo supinamente la politica di austerità imposta da Bruxelles, affossando così il paese nella recessione, Hollande ha garantito che “il rigore di bilancio non significherà, in Francia, austerità”. Non tutti sono sembrati convinti: Thierry Lepaon, leader del sindacato più a sinistra, la CGT, ha rimproverato al capo dell’Eliseo di non aver “nemmeno tirato fuori la questione degli stipendi”. Per Hollande, la priorità assoluta di tutti i protagonisti in campo deve essere l’occupazione: “se dovessi tenere in vita un solo argomento, sarebbe quello dell’occupazione. La disoccupazione, che aumenta da cinque anni, continuerà ad aumentare fino alla fine dell’anno”, momento in cui – ha promesso più volte – la curva si invertirà. A tale proposito, ha annunciato di voler proporre un piano d’azione per i 200-300.000 posti di lavoro per i quali ogni anno non si trovano candidati, lanciando un progetto di formazione veloce per chi sarebbe interessato, ma si sente inadeguato al ruolo. Senza alcun dubbio, però, il capitolo più doloroso è in questo momento quello dell’inevitabile riforma delle pensioni, un tema sempre spinoso in Francia e adesso più che mai: “il dibattito è stato teso, puntiglioso”, ha detto il presidente del sindacato CFTC, Philippe Louis. Per Hollande, “il rimedio più giusto” continua ad essere l’allungamento della durata del periodo contributivo, “a condizione che venga applicato a tutti”, ma esentando i lavori più usuranti. I sindacati la pensano molto diversamente: “c’é un dissenso di fondo – ha detto il numero 1 di Force Ouvriere, Jean-Claude Mailly – non vogliamo che le giovani generazioni debbano lavorare fino a 70 anni”. All’offensiva anche le associazioni imprenditoriali, con i ‘patron’ che chiedono un aumento dell’età minima per andare in pensione.

 

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