Il sì al (mini) Aventino Pdl in Aula alla Camera butta nel caos il Pd e mette in luce un malumore, sempre più trasversale, nei confronti del governo con il Pdl. Ad andare su tutte le furie per quello che viene come minimo definito un “clamoroso autogoal”, sono anzitutto i renziani che mettono sotto accusa la gestione da parte del gruppo dirigente di tutta la partita e chiedono la convocazione di una riunione del gruppo parlamentare. Guglielmo Epifani prova a mediare ma i nervi sono a fior di pelle tanto che non manca chi, come il bersaniano Alfredo D’Attorre, componente della segreteria, a metà giornata, a fronte del fuoco di fila renziano chiede un “chiarimento politico” all’interno del partito. Non solo.
Il malumore si percepisce anche nella ‘base’ che si sfoga via web prendendo d’assalto i siti del Pd. Del resto anche se il partito nel voto tiene la tensione è alle stelle testimoniata anche dalla lite sfiorata in Aula tra alcuni deputati Pd, tra cui Piero Martino, ‘franceschiniano’ di ferro e alcuni esponenti grillini. Alla fine tra i deputati dem le defezioni sono una ventina. Non partecipano al voto non solo Pippo Civati (che ha da sempre manifestato insofferenza rispetto alle larghe intese) ma anche, tra gli altri, la prodiana Sandra Zampa e Rosy Bindi che attacca: “il sostegno al governo Letta non può significare l’avvallo di atteggiamenti di eversione istituzionale, come quelli praticati nelle ultime ore dal Pdl”. I renziani votano sì ma turandosi il naso e ci tengono a farlo sapere. “Ho accettato di votare per disciplina di gruppo, ma così stanno suicidando il Pd e ledendo le istituzioni”, va giù duro Francesco Bonifazi che in una lettera su Facebook si rivolge direttamente al segretario Epifani accusando il Pd di “andare al traino di Berlusconi e delle sue vicende giudiziarie”. Le critiche, dei renziani e non, sono rivolte in particolare all’ala ‘governista’ del partito, accusata di aver accettato il compromesso con il Pdl pur di evitare scossoni su Letta. Del resto la levata di scudi renziana non passa inosservata nemmeno dalle parti di Palazzo Chigi dove si continua a guardare con allarme alle fibrillazioni interne al Pd. Anche se alle accuse di intendenza con il nemico da parte dei renziani i parlamentari vicini al premier replicano smorzando i toni ed evidenziando che quella di accogliere la richiesta di un gruppo parlamentare che chiede di riunirsi è normale prassi di garbo istituzionale. Alle critiche dell’area vicino al sindaco arriva a metà giornata la replica della segretaria con il bersaniano Alfredo D’Attorre. Sul sostegno al governo – dice il deputato in una nota – “é evidente che c’é bisogno di lealtà e chiarezza all’interno del nostro partito” e dopo la spaccatura di oggi sul voto per la sospensione dei lavori “sarà necessario nei prossimi giorni un chiarimento di fondo nel partito e nei gruppi parlamentari”. Epifani con una nota prova a mediare definendo “irresponsabile” la richiesta del Pd di sospendere i lavori parlamentari per tre giorni e invitando il Cavaliere a “non tirare troppo la corda”. Ma la sua presa di posizione arriva quando la situazione è già molto tesa e inasprita dalla partita congressuale in corso. Salta, tra l’altro, la riunione della commissione Dem delle regole prevista per domani proprio a causa dell’ingarbugliarsi della situazione politica. Confermate, invece, le successive riunioni così come il timing in vista del congresso. Ma non manca chi ragiona già in vista di un possibile show down da parte del Pdl. E la situazione è talmente fluida che nei rumors di Transatlantico qualcuno arriva già a ipotizzare uno scontro Letta-Renzi alle prossime primarie per Palazzo Chigi.