Per affermare “condizioni durature di crescita economica e sociale, “occorre realizzare una forte coesione di intenti in ordine a obiettivi condivisi, superando con coraggio e senso della responsabilità comune anche sentimenti di sfiducia che si possono affacciare”.
Così il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un messaggio inviato a Jacopo Morelli, presidente dei giovani imprenditori di Confindustria, riuniti per il 26mo convegno di Capri, intitolato “Alziamo il volume, diamo voce al futuro”. In un precedente convegno, lo scorso giugno a Santa Margherita Ligure, Morelli aveva manifestato la frustrazione dei giovani di Confindustria, affermando: “L’Italia non è un Paese per giovani. E’ un paese contro i giovani, ostaggio di egoismi generazionali e di una pervasiva gerontocrazia antitesi della meritocrazia e pericoloso blocco alla crescita”. A settembre, lo stesso Jacopo Morelli si era rivolto direttamente a Napolitano in una lettera aperta in cui esprimeva il disagio dei 13mila iscritti all’associazione dei giovani industriali per un Paese “incapace di affrontare il presente e costruire il futuro” e per una politica “priva di coraggio nelle riforme”.
Proprio i politici non sono stati invitati quest’anno sul palco del convegno di Capri perché “la politica deve passare dal dire al fare, dagli annunci all’azione” dichiara il presidente Morelli, tracciando il fosco quadro del presente, che “sta tutta in tre numeri: 120-27-0: 120% del Pil il debito pubblico, 27% di disoccupazione giovanile e 0 come la previsione di crescita del Pil il prossimo anno”. “La crisi continua e si acuisce a causa dell’inerzia dei politici” denuncia il leader dei giovani industriali. Che chiede “un’immediata modifica” della legge elettorale e l’inserimento in Costituzione del “principio dell’equità generazionale”. Riforme, riforme, riforme è lo slogan dei giovani industriali. Le più urgenti: “Innalzare l’età pensionabile a 70 anni, escludendo i lavori usuranti, abolire le pensioni di anzianità, equiparare da subito il sistema per uomini e donne”. Morelli ricorda anche le quattro proposte avanzate nel giugno scorso: ridurre le aliquote fiscali per i giovani e le donne, abbassare il cuneo contributivo per chi entra nel mercato del lavoro, detassare le nuove imprese, abolire il valore legale dei titoli di studio. “Non abbiamo ricevuto risposte”, l’amara constatazione. Ma non c’è solo lamento nelle parole del presidente dei giovani industriali. C’è anche una scommessa impegnativa e stimolante: “In 20 anni, nel tempo di una sola generazione, possiamo raddoppiare la ricchezza, raddoppiare il Pil. E’ questa la nostra scommessa di imprenditori”. Ma Morelli avverte: “Serve il coraggio di decisioni delle quali beneficeranno solo le prossime generazioni”, perché “vedere ciò che è giusto e non farlo è mancanza di coraggio e di leadership. Finora si sono rimandati i problemi fino a mettere in pericolo la nostra stessa sopravvivenza. Abbiamo bisogno di leader che sappiano spiegare, convincere e agire: l’unica prova concreta della leadership è la capacità di guidare. Una nazione stanca è una nazione conservatrice, non possiamo permettercelo. L’Italia non è stata costruita con la rassegnazione, ma con coraggio, creatività, determinazione”.