“C’è un problema di rapporti con le vecchie liturgie di partito e con il centralismo democratico: un metodo che andava bene nel ‘900”. Così, chiudendo il Big Bang della Leopolda 2, Matteo Renzi, il sindaco di Firenze, ha sfidato il gruppo dirigente del Pd:

un invito ad aprirsi all’ascolto delle ragioni dei rottamatori, a tornare sui programmi e a non lasciarsi invischiare in una discussione tutta interna ai gruppi dirigenti. Renzi risponde così alle critiche di Bersani, mentre contesta a Vendola il “tradimento” dell’esperienza di governo di Prodi, quel “tradimento che portò all’inciucio che aprì la strada al governo di D’Alema”. In serata, a “Che tempo che fa”, Renzi ha detto di non aver alcuna intenzione di diventare segretario del Pd. Secondo il sindaco, bisogna evitare distinzioni del tipo dalemiani o renziani, “bisogna essere capaci di dividersi sulla base delle idee. Non bisogna litigare meno ma litigare meglio”. Renzi ha di nuovo evitato di dire se intende candidarsi alla presidenza del consiglio. Dalla ex stazione fiorentina, però, non parte una candidatura alle primarie. Renzi ha invece indicato ai suoi compagni di strada i prossimi tre mesi come l’orizzonte per lavorare al “WikiPd”, alle “cento proposte” che già da questa sera saranno online per cominciare a scrivere il programma del partito. E a chi lo critica per l’eccesso di attenzione ai social network, il sindaco di Firenze risponde: “Se 22 milioni di italiani vanno in Rete, è lì che io continuerò ad andarli a cercare”. Renzi aveva cominciato respingendo le accuse di carrierismo. “Se qualcuno di quelli che stanno fuori di qui – ha esordito – pensava che la Leopolda fosse l’elenco di ambizioni di qualche giovanotto in cerca di poltrone questi tre giorni sono stati una risposta. E se qualcuno pensava che noi scalciassimo in questo ambaradan per candidarci, aveva una pessima idea di noi. Non siamo ragazzini bisognosi di scalare le tappe, non abbiamo il ballo di San Vito, non corriamo: stiamo bene dove stiamo. Siamo contenti di vivere la nostra esperienza. E siamo convinti di poter fare il nostro lavoro”. I vertici del Pd, Bindi e Bersani, a Napoli cercano di smorzare i toni della polemica con Renzi. La Bindi si dice pronta a camminare insieme, poi lancia una stoccata al rottamatore: “L’importante è che non si senta la sola risorsa, qui ce ne sono tante”. Anche Bersani dice no alle polemiche ma avvere: “Attenzione a non scambiare per nuove delle idee che sono un usato degli anni Ottanta, perchè con quelle siamo finiti nei guai”

 

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