Luciano Moggi è il capo della “cupola” che per anni ha condizionato, con la complicità di arbitri e designatori, l’esito dei campionati di calcio. E’ durissima la sentenza emessa in serata dopo otto ore di camera di consiglio dai giudici della nona sezione del tribunale di Napoli presieduto da Teresa Casoria.
Cinque anni e quattro mesi di reclusione per l’ex direttore generale della Juventus Luciano Moggi, appena quattro mesi in meno rispetto alle richieste avanzate dai pm Giuseppe Narducci e Stefano Capuano. Condanne anche per gli ex designatori arbitrali Paolo Bergamo (3 anni e 8 mesi) e Pierluigi Pairetto (1 anno e 11 mesi); per i dirigenti della Fiorentina Andrea e Diego Della Valle (1 anno e 3 mesi ciascuno); per il presidente della Lazio Claudio Lotito (1 anno e tre mesi), per quello della Reggina Pasquale Foti (1 anno e 6 mesi) e per l’ex dirigente del settore arbitrale del Milan Leonardo Meani (1 anno), nell’ambito di un dispositivo che sostanzialmente conferma le sentenze emesse poche settimane dopo l’esplosione dello scandalo dalla giustizia sportiva.
L’ex dg della Juventus è stato riconosciuto colpevole di essere il promotore di una associazione per delinquere e di vari episodi di frode sportiva. “Non ci aspettavamo una sentenza di questo genere”, ha detto uno dei suoi legali, Maurilio Prioreschi. Condanne anche per l’ex vice presidente della Figc Innocenzo Mazzini (2 anni e 2 mesi), e per gli ex arbitri Massimo De Santis (1 anno e 11 mesi), Salvatore Racalbuto (1 anno e 8 mesi) Paolo Bertini (1 anno e 5 mesi) e Antonio Dattilo (1 anno e 5 mesi); e per i guardalinee Claudio Puglisi (1 anno) e Stefano Titomanlio (1 anno); oltre che per il dirigente viola Sandro Mencucci (1 anno e 3 mesi).
Per i condannati per frode sportiva il tribunale ha applicato, come previsto dalla normativa, una serie di pene accessorie: tra cui il divieto di accedere per tre anni ai luoghi dove si svolgono manifestazioni sportive o si accettano scommesse autorizzate e l’interdizione dagli uffici direttivi delle società sportive. Una pena che riguarda anche dirigenti in carica come i fratelli Della Valle, Pasquale Foti e Claudio Lotito. Ciò non significa che questi dirigenti dovranno ora lasciare le loro cariche e non potranno assistere alle partite: l’impugnazione della sentenza da parte dei loro legali dovrebbe sospendere l’esecuzione dei provvedimenti. Oltre ai 16 condannati, però, ci sono stati otto imputati assolti: si tratta di Marcello Ambrosino, Enrico Ceniccola, Mariano Fabiani, Maria Grazia Fazi, Silvio Gemignani, Gennaro Mazzei, Pasquale Rodomonti e Ignazio Scardina.
La sentenza “afferma la totale estraneità ai fatti contestati della Juventus, che presso il tribunale di Napoli era citata in giudizio come responsabile civile a titolo di responsabilità oggettiva ai sensi dell’articolo 2049 c.c”. E’ il commento della società, dal proprio sito, sulla sentenza di Napoli. “Tale decisione – prosegue il club bianconero – assunta all’esito di un dibattimento approfondito e all’analisi di tutte le prove, stride con la realtà di una giustizia sportiva sommaria dalla quale Juventus è stata l’unica società gravemente colpita e l’unica a dover pagare con due titoli sottratti, dopo aver conseguito le vittorie sul campo, con una retrocessione e con relativi ingenti danni”. La Juventus “proseguirà nelle sue battaglie legittime per ripristinare la parità di trattamento”, conclude la nota sul sito del club.
“Siamo molto amareggiati anche se non troppo sorpresi, è una sentenza ingiusta contro cui faremo immediatamente ricorso, con la ferma determinazione di far valere i nostri diritti in tutti i gradi di giudizio”. Così Diego e Andrea Della Valle dopo la sentenza con cui il tribunale di Napoli, in seguito all’inchiesta su calciopoli, sono stati condannati ad un anno e tre mesi. La posizione dei due proprietari della Fiorentina è condivisa anche dall’amministratore delegato viola Sandro Mencucci.