“Mentalità casalese” quella che secondo Antonio Iovine deve essere compresa a pieno per poter sconfiggere definitivamente la cosca casertana. “I funzionari pubblici sono stati costantemente corrotti e hanno assecondato le richieste che provenivano o direttamente da me e da altri capi del clan, ovvero da nostri affiliati, opporre richieste che provenivano direttamente dagli imprenditori interni a questo sistema. Non so se riesco precisamente a spiegarmi per far comprendere che si tratta innanzitutto di una mentalità che possiamo definire casalese e che ci è stata inculcata fin da giovani. E’ quella che possiamo definire del 5%, della raccomandazione, dei favoritismi, la cultura delle mazzette e delle bustarelle che, prima ancora che i camorristi, ha diffuso sul nostro territorio proprio lo stato che invece è stato del tutto assente nell’offrire delle opportunità alternative e legali alla nostra popolazione. Non voglio nascondere ne allontanare da me le responsabilità che la camorra ed io stesso abbiamo avuto in questo gravissimo sistema né i gravissimi delitti che abbiamo commesso ma probabilmente le nostre condotto sono state anche conseguenza di questo abbandono che abbiamo percepito dello Stato nei nostri contorni. Sono riflessioni che io ho maturato nel tempo e che poi sono anche alla base della mia decisione di collaborare con la giustizia, nella speranza di poter contribuire a fare chiarezza su quello che è accaduto ed in qualche modo sperare che ci sia un futuro per migliorare tutti”. Iovine parla anche delle misure conosciute a tutti come ‘Modello Caserta’ e si dice “contento” facendo radicare in lui le sue convinzioni poi sfociate nel pentimento. “Se non si comprende appiano quale sia questa mentalità casalese e questa situazione ambientale nella quale spesso si confondono i ruoli fra il camorrista, l’imprenditore, il politico, il funzionario per cui le cose vanno in un certo modo perché tutti hanno interesse a che vadano così, non c’è nessuna possibilità di estirpare la radice di questo sistema malato”.