Si era offerto di eseguire da solo gli ultimi controlli agli accessi e ai locali della struttura, completati poco prima che divampasse l’incendio. E sul registro aveva annotato un orario diverso, ovvero un’ora più tardi rispetto a quella dell’ispezione. Sono alcuni degli elementi che hanno indotto i magistrati della procura partenopea a mettere sotto inchiesta P.C., 38 anni, uno degli addetti alla sorveglianza della Città della Scienza a Napoli nell’ambito dell’inchiesta sull’incendio avvenuto il 4 marzo dello scorso anno. Il custode, per ora l’unico iscritto sul registro degli indagati della procura partenopea, è indiziato di incendio doloso. I pm Michele del Prete e Ida Teresi sospettano che possa essere proprio lui ad aver appiccato le fiamme che distrussero un ampio settore della struttura del quartiere Bagnoli, Secondo le indiscrezioni, il coinvolgimento di P.C. nell’inchiesta è scaturito dal confronto tra il custode e l’altro collega di turno quella sera. Quest’ultimo avrebbe riferito una serie di particolari in contrasto con la versione fornita dall’indagato. I due avrebbero dovuto effettuare l’ultimo controllo alle 22.20. Ma P.C. si sarebbe offerto di svolgere l’ispezione alle 9.20, pochi minuti prima che si sviluppasse l’incendio (che non fu segnalato dagli addetti ma da alcuni pescatori che si trovavano poco distanti dalla spiaggia). L’uomo poi avrebbe annotato sul registro un orario diverso, le 22.20, orario tra l’altro in cui il fuoco aveva già distrutto un vasto settore del sito. Secondo alcune indiscrezioni, gli inquirenti stanno verificando presunti collegamenti tra l’indagato e esponenti della malavita della periferia occidentale di Napoli. A P.C. è contestata infatti l’aggravante dell’art, 7, ovvero di aver agito per il raggiungimento di finalità mafiose. L’inchiesta dei pm Del Prete e Teresi mira anche ad accertare presunte irregolarità dei fondi destinati alla Fondazione Idis che gestisce Città della Scienza.