“Se fossi stato informato di vicende precise, a quest’ora sarei ancora presidente del Consiglio”. Così Romano Prodi, teste al processo sulla presunta compravendita dei senatori che avrebbe causato la caduta del suo governo nel 2008, ha spiegato in aula di non aver mai saputo nulla di ciò che stava avvenendo. Non era al corrente del tentativo del centrodestra di sottrarre senatori alla maggioranza di per far cadere il suo governo; gli giungevano continuamente “chiacchiere” sulle quali tuttavia non si soffermava: ma non è stato mai informato di cose precise. L’ex presidente del Consiglio Romano Prodi, deponendo oggi in qualità di testimone al processo davanti al tribunale di Napoli per la presunta compravendita di senatori, ha negato di essere stato mai al corrente dei presunti tentativi di corruzione di senatori della sua maggioranza quando era a capo del governo tra il 2006 e il 2008. Lo ha spiegato con una battuta: “Se fossi stato informato di vicende precise, a quest’ora sarei ancora presidente del Consiglio”. Quello che gli arrivava era un “chiacchiericcio continuo” sulle presunte trattative, ha detto Prodi rispondendo alle domande dei pM Vincenzo Piscitelli e Fabrizio Vanorio. Prodi ha anche sottolineato di avere avuto contezza della vicenda solo quando, il 12 giugno del 2013, l’ex senatore De Gregorio (che secondo l’accusa sarebbe stato corrotto da Berlusconi per passare nelle file del centro destra) gli inviò una lettera con una richiesta di perdono nella quale l’autore sosteneva di aver tradito il mandato degli elettori dicendosi offuscato da logiche di danaro e di potere. La lettera, con la risposta che Prodi inviò a De Gregorio, è stata acquisita agli atti del processo.

 

 

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