CASTEL MORRONE – Giuseppe Di Fonzo portavoce del Sindaco di Castel Morrone Pietro Riello interviene personalmente sulla questione relativa all’adesione da parte dell’Amministrazione Comunale al Patto dei Sindaci e ritornando sul comunicato stampa n. 47 dello scorso 18 marzo, che aveva fatto sollevare una forte polemica da parte del gruppo della minoranza consiliare, precisa “a parziale rettifica di quanto pubblicato lo scorso 18 marzo bisogna precisare che il gruppo di minoranza all’atto della votazione, che appunto riguardava la ratifica dell’adesione al Patto dei Sindaci,

non ha espresso ne parere favorevole ne parere contrario, come precedentemente ed erroneamente affermato, ma ha preferito non votare astenendosi.” E dopo la precisazione d’obbligo, che ristabilisce la dovuta chiarezza sull’evento, lo stesso portavoce approfondendo l’argomento per linee generali afferma “comunque prima di gridare allo scandalo, affermare di aver compiuto un falso mediatico, che comunque falso non è casomai può essere rapportato ad un mero errore, e prima di applicare una tattica giustizialista, con atteggiamenti che ledono la professionalità del sottoscritto, andrebbe comunque analizzata attentamente la questione relativa al voto con la modalità cosiddetta dell’astensione. Infatti – aggiunge Giuseppe Di Fonzo – a mio modesto parere, l’istituto dell’astensione andrebbe valutato in maniera singola e caso per caso, non può esistere, sempre a mio avviso l’astensione benevola, infatti, sulle varie argomentazioni poste all’esame di ogni organo deliberativo di qualsiasi natura esso sia, all’atto della votazione o si esprime il proprio voto favorevole o si esprime il proprio voto contrario. Al riguardo della questione specifica si è potuto osservare che il computo degli intervenuti nel totale di riferimento conduce ad una efficacia dell’astensione distorta rispetto a quella sua naturale, in particolare assimilabile a quella prodotta dal voto contrario: questo è vero se si considera che l’effetto primo del dissenso o dell’astensione è quello di sottrarre voti a favore della proposta. L’astenuto manifesta è un atteggiamento agnostico, incolore; un non-rifiuto e un non-assenso, la negazione, in sostanza, di entrambe le volontà esprimibili mediante il voto. Né è possibile assimilare la posizione dell’astenuto a quella dell’assente. Se, infatti, quest’ultimo manifesta una assoluta indifferenza per la deliberazione, chi si astiene tiene già un comportamento in un certo senso partecipativo, giacché è presente fisicamente all’adunanza e contribuisce, dunque, alle attività assembleari. E’ al momento del voto che viene meno la sua collaborazione. Pertanto, se l’astenuto ha voluto auto-escludersi dal procedimento della votazione è, di conseguenza, da considerarsi contrario a tutti gli effetti. Ampia applicazione di questa regola è possibile riscontrarla in Parlamento , infatti, al Senato della Repubblica l’astensione equivale al voto contrario. Nel caso specifico – conclude il portavoce di Pietro Riello – oggetto della deliberazione, vorrei far notare, che ben tre consiglieri di minoranza su quattro hanno chiaramente partecipato alla discussione verbale del punto posto all’Ordine del Giorno, manifestando nei loro interventi opinioni chiaramente contrastanti all’organo di governo che chiedeva un voto favorevole per la ratifica all’unanimità dell’atto in questione, opinioni che non potevano, anche se formalmente dichiarato, appartenere all’istituto dell’astensione intesa come posizione neutrale.”

 

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