Una macchina scassata gira per le strade del quartiere popolare di Imbaba al Cairo con una scritta che copre l’intero vetro posteriore: “Non sono dei Fratelli musulmani ma voterò per Morsi”. La campagna elettorale per il secondo turno delle presidenziali si è ufficialmente chiusa mercoledì sera,
ma sono molti i modi per sollecitare gli elettori ai seggi a votare per il candidato dei Fratelli musulmano Mohamed Morsi. Nonostante sia solo la prima giornata di voto la Confraternita già canta vittoria e annuncia il 69% di consensi per il proprio candidato. Ma la situazione politica al Cairo resta tesa e alla battaglia che contrappone Morsi a Ahmad Shafiq, ultimo premier sotto Hosni Mubarak, che gode del sostegno pressocché incondizionato dei copti e di tutti coloro che rifiutano il modello di stato islamico propugnato da Morsi, si aggiunge il duello tra militari e islamici. La decisione della Corte costituzionale di sciogliere il Parlamento, dominato dai fratelli musulmani, ha ulteriormente alzato la temperatura. Oggi all’Assemblea è stato notificato dal capo del consiglio militare Hussein Tantawi che il suo annullamento per incostituzionalità è valido da ieri e che ai deputati è proibito entrare senza uno specifico permesso. Dopo due giorni passati a studiare la strategia di risposta, i Fratelli musulmani hanno contrattaccato in serata, respingendo il verdetto come illegittimo e sollecitando un referendum popolare. Si tratta dell’ennesimo colpo di scena nella tormentata transizione egiziana che sta portando elettori a scegliere Morsi anche perché ormai depotenziato, privato del suo bacino di potere parlamentare. E’ uno sviluppo sul quale la confraternita conta e che spiega l’annuncio dello staff del candidato sul raggiungimento di quota 69%. E’ il parere di un elettore in fila sotto un sole cocente al seggio nella scuola Khedaweya a Sayeda Zeinab al Cairo.