Dopo il decesso in ospedale, una persona puo’ essere sottoposta all’espianto degli organi per la donazione. Fino ad oggi pero’ questo non era possibile in caso di morte per arresto cardiaco, perche’ gli organi si danneggiano irreparabilmente in quei 20 minuti, previsti per legge, durante i quali i medici accertano la morte del paziente.
Ora al San Matteo di Pavia questo ostacolo e’ stato superato, ed e’ stato possibile salvare la vita a 11 pazienti. L’ospedale infatti ha trapiantato con successo 11 persone sottoposte a dialisi da lungo tempo, utilizzando un rene prelevato da persone decedute per arresto cardiaco; tre di questi interventi sono stati realizzati negli ultimi dieci giorni: si tratta di una donna di 62 anni di Vigevano, di un imprenditore di Milano di 75 e di un casertano di 43. Il protocollo utilizzato e’ gia’ diventato di riferimento nazionale e si chiama Programma Alba, ”per sottolineare – dice il San Matteo – l’inizio di una nuova vita dopo il tramonto di un’altra”. L’intervento chirurgico e’ stato approvato dal Comitato nazionale per la Bioetica e dal Centro Nazionale Trapianti (Cnt) con la collaborazione del Nord Italia Transplant. ”I medici – spiega il responsabile del centro trapianti del rene del San Matteo, Massimo Abelli – ritenevano che i venti minuti di assenza di circolazione del sangue potessero danneggiare gli organi da trapiantare in modo irreversibile. In realta’ in nessun altro Paese del mondo e’ previsto un tempo cosi’ lungo: si va infatti dai 2 ai 10 minuti. Il San Matteo ha dimostrato che, attraverso una buona organizzazione, e’ possibile minimizzare gli effetti negativi sugli organi nei 20 minuti di accertamento”. Per mettere in atto il programma Alba, reso possibile grazie anche a un finanziamento della Regione Lombardia, e’ stata ”fondamentale una forte integrazione tra ospedale e territorio – conclude l’ospedale pavese – in pratica una stretta collaborazione con il 118, il sistema di soccorso territoriale”.