“L’incidenza dei tumori differenziati della tiroide e’ raddoppiata negli ultimi 20 anni, con un incremento del 5% per anno”. A dare un’idea numerica dell’inesorabile avanzata dei casi di cancro alla tiroide e’ Giorgio De Toma, direttore del Dipartimento di chirurgia del Policlinico Umberto I di Roma.

Un aumento che non risparmia i giovanissimi, anche 20enni. Il picco di massima incidenza, pero’, si registra fra i 39 e i 45 anni. Il tumore alla tiroide e’ donna: il rapporto, spiega De Toma che presiede il Club delle Unita’ di endocrinochirurgia (Uec), promotrici della quarta settimana nazionale della tiroide (visite gratis in oltre 100 centri specializzati da lunedi’ 16 aprile a venerdi’ 20), e’ di “3-4 a 1 per il sesso femminile”. Oggi l’incidenza del carcinoma della tiroide, “anche se con prognosi molto favorevole (95% sopravvivenza a 10 anni) e’ al sesto posto nella donna a parita’ con melanoma e cancro dell’ovaio”. La percentuale delle forme tumorali nei noduli tiroidei e’ del 4-5%, continua lo specialista, “con 40 casi su 100 mila abitanti. La piu’ alta incidenza puo’ essere collegata alla maggiore sensibilita’ diagnostica ed all’uso della citologia anche se non possono essere sottovalutate le radiazioni ionizzanti sia mediche, sia incidentali”. Ci sono poi eventi bellici o casi di disastri nucleari, come quello alla centrale di Chernobyl nel 1986, per i quali e’ stato dimostrato un rapporto di causa-effetto con i tumori, in quelle aree contaminate. I noduli tiroidei palpabili, prosegue De Toma, “si presentano in media nel 3-5% della popolazione. Ma attualmente l’uso sempre piu’ frequente dell’ecografia permette di scoprire noduli nel 40-50% della popolazione. Se prima a essere stanati erano solo quelli evidenti o accompagnati da segni o sintomi, oggi con questo esame balzano all’occhio anche quelli sotto il centimetro”.

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