“La sera del giorno in cui se ne è andato avremmo dovuto vedere assieme Juventus-Napoli. Quando ho saputo che non c’era più ho pensato: pur di non darla vinta alla Juve ha preferito morire”. Commozione, ma anche tanta ironia, come in questo ricordo dell’amico e attore Carlo Molfese, all’ultimo saluto di Antonio Ghirelli nella sede della Fnsi a Roma. Giornalisti, politici, registi e attori hanno detto addio al giornalista e scrittore, scomparso domenica scorsa a Roma a 89 anni, in un’atmosfera informale.

Oltre ai figli Guido e Massimo, c’erano, in prima fila, i suoi amici di gioventù, Francesco Rosi e Raffaele La Capria, superstiti di quel gruppo di napoletani, cresciuti insieme nell’antifascismo, che hanno segnato la vita culturale e politica del Paese. Assente, a causa del suo viaggio istituzionale in Giordania, il presidente Giorgio Napolitano, che ha voluto comunque che fosse presente una sua corona personale, oltre a quella del Quirinale, di cui Ghirelli fu capo ufficio stampa di Sandro Pertini per i primi due anni del mandato. “I ricordi sono tanti, dalla scuola in poi – ha detto Rosi – Antonio è stato grande in tanti campi, dal calcio alla storia. Ho portato avanti l’idea di una Napoli giusta e corretta e non disastrata come è oggi”. Gremita la sala Tobagi della Fnsi. Tanti i giornalisti, che hanno lavorato nelle testate che ha diretto, come Tuttosport, il Corriere dello Sport, il Tg2. “Ha rivoluzionato il giornalismo, insegnandoci che il calcio era un fenomeno sociale importantissimo”, ha affermato nel suo intervento David Messina, salutando “quel gruppo di professionisti straordinari cresciuti sotto la sua direzione” e presenti in sala, come Gianni Minà e Giuseppe Pistilli. “Una volta mi disse: il giornalista deve essere europeo e tu sei di Nuoro. Così mi ha indicato la strada”, ha ricordato, suscitando una risata, l’altro suo allievo Vanni Loriga. Giancarlo Santalmassi ha invece parlato della “ventata di aria fresca che portò al Tg2, rompendo incrostazioni ancora oggi esistenti”. Presenti anche Vittorio Emiliani, Bruna Bellonzi Curzi, vedova di Sandro, il presidente della Figc, Giancarlo Abete e il sociologo Domenico De Masi. “Siamo onorati di ospitarlo qui – ha detto il segretario della Fnsi, Franco Siddi – Ghirelli ha sempre lottato per un’Italia libera e più uguale attraverso un giornalismo etico, competente e preciso”. In sala tanti politici, che hanno ripercorso il suo passato prima socialista, poi dal ’56, con la rivoluzione d’Ungheria, socialista. C’erano i figli di Bobo e Stefania Craxi, figli di Bettino, che lo volle alla guida dell’ufficio stampa di Palazzo Chigi quando fu premier; poi Gianni Letta, Enzo Carra, Claudio Signorile, Marco Follini. Gerardo Bianco ha ricordato che una volta Ghirelli gli disse: “Perché mi dai del lei? Ricordati che sei l’unico democristiano per cui il sottoscritto socialista ha parlato in un comizio”. A testimonianza del legame con Napoli, il comune partenopeo ha concesso il suo gonfalone e il direttore de Il Mattino, Virman Cusenza, ha ricordato in un messaggio letto nella cerimonia che “negli ultimi tempi era tornato a scrivere per il quotidiano e qualche volta mi rimbrottava per i ritardi nella pubblicazione degli articoli”. Molfese ha sottolineato l’importanza dell’opera teatrale di Ghirelli, mentre il legame con il cinema era testimoniato dalla presenza della regista Lina Wertmuller, oltre che delle attrici Ilaria Occhini e Angela Pagano. Il corpo di Ghirelli sarà cremato e le ceneri sparse nella sua Napoli.

 

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