L’attività e il rischio vulcani al centro della cerimonia di chiusura dell’anno dell’Accademia dei Lincei. In Italia ci sono vulcani inattivi ma non estinti che rappresentano un pericolo ancor più grande del Vesuvio. Lo dice l’accademico del Lincei Annibale Mottana: «Pensiamo ai Colli Albani a un passo da Roma –

ha detto nel suo intervento per la cerimonia di chiusura dell’Anno Accademico dell’Accademia dei Lincei – vulcani inattivi da alcuni millenni ma non estinti: saltuarie esalazioni di anidride carbonica ci avvisano che qualcosa sta maturando in profondità. Oppure pensiamo ai Campi Flegrei – ha aggiunto – vicinissimi a Napoli, che hanno eruttato nel 1580 e che di tanto in tanto ancora segnalano la loro energia con assestamenti locali del suolo. Si tratta di indizi d’attività vulcanica che «al momento passano sotto silenzio, con la motivazione di evitare allarmi nelle popolazioni. «E i Marsili? – continua l’accademico – Dubito addirittura che molti siano a conoscenza che sul fondale del Mar Tirreno, equidistante tra Campania, Calabria e Sicilia, si eleva un vulcano colossale alto 3000 m e con la cima a 450 m sotto il livello del mare, che ha manifestato la sua attività ancora nel marzo del 2011». «È un vulcano costruito in gran parte di rocce friabili che franano continuamente e che, in un crollo di massa, possono creare un pauroso maremoto esteso dal Lazio alla Sicilia. Con quali conseguenze? Una tale previsione è scientificamente impossibile: sappiamo bene che ci furono maremoti nel Tirreno, purtroppo, ma quanto sappiamo di scientificamente documentato risale ancora al caso di Messina del 1908: allora i morti furono più di 80.000».

 

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