L’effetto dell’obbligo vaccinale per gli over 50 sta scemando. Diminuisce, giorno per giorno, il numero delle prime dosi in quella classe di età, nonostante il fatto che la percentuale più alta di decessi la coinvolga. Si è arrivati al paradosso che tra i 50 e i 59 anni ci siano più persone non protette almeno con una dose (il 9,82 per cento) rispetto a chi rischia meno, vale a dire la fascia di età 20-29 anni (7,56 per cento). E addirittura anche tra i 60 e i 69 anni il 7,44 per cento sta rifiutando il vaccino, nonostante l’obbligo. Spiega Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe che settimanalmente analizza i dati della pandemia: «Dall’8 gennaio poco più di 280mila over 50 hanno ricevuto la prima dose, ma la tendenza nell’ultima settimana è in calo». In altri termini, rispetto alla platea di partenza di No vax over 50 – 2,3 milioni – solo il 10 per cento si è convinto. In altri termini, c’è un 90 per cento di irriducibili. E questo avviene nonostante il numero dei decessi per Covid sia aumentato sensibilmente: ieri sono stati 468, una cifra paragonabile ai picchi dell’aprile scorso. Certo, 70 di quei morti per Covid, secondo quanto ha precisato la Regione Sicilia, sono riferiti ai giorni precedenti, ma comunque la media giornaliera resta alta, 360 decessi ogni 24 ore. I dati dell’Istituto superiore di sanità confermano che a rischiare la vita sono soprattutto i non vaccinati, al di là dei fatti di cronaca terribili, come quello recente della provincia di Latina dove si è contagiata un’intera famiglia No vax, con un ragazzo di 28 anni deceduto per Covid, il padre in terapia intensiva, la madre e il fratello malati. Ovviamente non contano i casi singoli, per quanto dolorosi, ma i numeri. E l’ultimo report dell’Istituto superiore di sanità conferma: il rischio di morte per Covid per un non vaccinato è 33 volte superiore rispetto ai vaccinati con booster. L’Iss spiega che il «tasso di mortalità standardizzato per età, relativo alla popolazione di età maggiore di 12 anni, nel periodo 26/11/2021-26/12/2021 per i non vaccinati (52,9 decessi per 100.000 abitanti) risulta circa 11 volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo da 120 giorni (4,6 decessi per 100.000 abitanti) e circa 33 volte più alto rispetto ai vaccinati con booster (1,6 decessi per 100.000 abitanti)».
A che punto siamo con la protezione dei più a rischio, vale a dire gli over 50, che hanno un tasso di letalità che oscilla tra lo 0,4 per cento dei cinquantenni, il 15,8 degli ottantenni e il 23,9 dei novantenni? Spiega l’ultima analisi di Gimbe: «A partire dalla data di introduzione dell’obbligo vaccinale per gli over 50, la media mobile a 7 giorni dei nuovi vaccinati per questa fascia anagrafica è passata da 9.549 dell’8 gennaio a 19.845 il 15 gennaio, per poi stabilizzarsi intorno a quota 18.500». Successivamente è cominciata la discesa e oggi siamo attorno ai 12-13 mila. Ci sono ancora 2 milioni di over 50 che non hanno ricevuto neppure una dose, anche se da quel numero vanno sottratti coloro che si sono infettati nelle ultime settimane. Spiegano da Gimbe: «Al 18 gennaio rimangono ancora 8,1 milioni le persone senza nemmeno una dose di vaccino: 2,74 milioni appartengono alla fascia 5-11 anni, oltre 760 mila alla fascia 12-19 e 2,06 milioni sono over 50 ad elevato rischio di malattia grave e ospedalizzazione». Ma se è vero che il numero dei nuovi casi sta timidamente frenando (ma anche ieri sono stati comunque oltre 180mila), quando vedremo finalmente diminuire i decessi? Spiega il professore Giovanni Sebastiani, matematico del Cnr: «La prossima settimana dovremmo raggiungere il picco dei decessi, poi inizierà la discesa. C’è però un dato che dobbiamo valutare con attenzione: la diminuzione della percentuale di positivi ai tamponi molecolari si è fermata, c’è una stagnazione».