Una folla colorata e ordinata è sfilata per le vie del centro di Salerno per urlare “No al razzismo”. Questa mattina la comunità dei senegalesi, insieme alla Cgil di Salerno, è scesa per le strade non solo per testimoniare la propria solidarierà nei confronti dei due senegalesi uccisi a Firenze ma anche per sottolineare che episodi come “quello avvenuto a Salerno il 12 dicembre quando un nostro fratello è stato aggredito per un posto auto non devono ripetersi”. Secondo Gora War, uno dei senegalesi presenti al corteo, infatti, “noi a Salerno stiamo bene ma abbiamo paura che possano accadere altri episodi del genere”.

Dopo aver osservato un minuto di silenzio a Piazza Portanova in memoria dei due senegalesi uccisi, le centinaia di persone si sono incamminate verso la Prefettura. Un corteo ordinato con bandiere del Senegal e della pace portate anche da bambini piccoli. “Non abbiamo voluto – spiega il segretario provinciale della Cgil, Francesco Petraglia – simboli di partito per evitare inutili strumentalizzazioni. Questa di oggi doveva essere una manifestazione rivolta a tutta la società civile. Ci avrebbe fatto piacere, però, che ci fossero stati inrappresentanti dei partiti e delle istituzioni che invece sono risultati assenti forse perchè la comunità dei senegalesi, in quanto non cittadini italiani, non votano e quindi non serve appoggiarli”. Unico rappresentante presente, il sindaco di Sicignano degli Alburni, Alfonso Amato che ha sfilato fino alla fine con i senegalesi intonando cori contro il razzismo e cedendo idealmente la sua fascia tricolore ad un senegalese.

Ad appoggiare la comunità, oltre al Centro Sociale Asilo Politico di Salerno, l’Agenzia Recupero Diritti, gruppo autogestito che ha distrubuito volantini ai cittadini affinchè si “indignino ad ogni segno di prepotenza, razzismo o sfruttamento”. A dire “no alla violenza”, anche Ndiaye Siny, il senegalese aggredito cinque giorni fa che, accompagnato da Anselmo Botte della Cgil Dipartimento Immigrazione, questa mattina ha consegnato al Prefetto la denuncia fatta ai Carabinieri e una serie di documenti. “É necessario – conclude Botte – che si monitori al meglio la situazione affinchè non si ripeta la strage di Firenze”.

 

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