Carpiva la loro fiducia regalando abiti griffati e sigarette elettroniche. Ma anche con soldi e videogiochi e qualche birra. Poi gli abusi nei suoi appartamenti che la Curia gli aveva messo a disposizione. Per tre anni, secondo l’accusa, padre Andrea Melis ha riempito di regali un suo chierichetto, da lui abusato. Il sacerdote, 60 anni originario di Cagliari ma trapiantato da anni in Liguria, è finito agli arresti domiciliari. Per lui l’accusa è violenza sessuale su minore. Il prete è anche indagato per prostituzione minorile e tentata violenza sessuale su altri due ragazzini. La Curia lo ha sospeso. “Si esprime il dolore per i fatti denunciati e la vicinanza a chi ne è stato vittima e ai loro familiari” sottolinea monsignor Silvio Grilli, coordinatore Ufficio Comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi di Genova. Melis appartiene all’Ordine dei Padri Scolopi, ed era direttore della Scuola elementare e della Fondazione Assarotti oltre a essere presidente di Fidae Liguria (Federazione di scuole cattoliche primarie e secondarie) e parroco della chiesa di Sant’Antonio da Padova a Finale Ligure in provincia di Savona. E’ qui che ha conosciuto la sua vittima. Il ragazzino, all’epoca dei fatti aveva 12 anni, frequentava la chiesa come chierichetto e dava una mano. Melis aveva iniziato a fargli costosi regali. I familiari avevano intuito e avevano detto al ragazzino di non accettare nulla. Ma di nascosto dai genitori, gli incontri erano andati avanti. Ogni volta che si vedevano il prete, secondo l’accusa, gli dava 100 o 200 euro. Regalava tute di marca, una volta anche un telefonino da 800 euro. Quando poi il ragazzino, a 16 anni, si è trasferito a Genova per studiare, i rapporti sono continuati qui. Gli incontri avvenivano nell’appartamento messo a disposizione dentro il plesso scolastico dove lui insegnava ed era direttore. E tra i suoi ex alunni ci sarebbero anche due giovani che avrebbero schivato un approccio sessuale. Il parroco, secondo la giudice che ha disposto gli arresti domiciliari, ha agito sotto “la spinta di impulsi perversi”, carpendo la fiducia dei “ragazzini attirandoli a casa sua, vicino le chiese” e facendoli “accedere a tutto ciò che un adulto proibisce”. E la sua pericolosità, secondo la giudice, “non è connessa esclusivamente alla sua qualità di sacerdote e di insegnante, da cui è sospeso, ma anche alla sua capacità, acquisita proprio per effetto delle professioni svolte, di avvicinarsi ai minori, di farsi capire dagli stessi, ponendosi come loro amico e complice”.

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