Due giorni fa a Bellona, durante una manifestazione contro la mafia e sulla legalità durante la quale era stata premiata con un attestato di benemerenza per il suo impegno, si era lasciata andare ad un primo amaro sfogo, ora, in un’intervista shock, denuncia tutto: Margherita Dini Ciacci, presidente regionale dell’Unicef, ha detto “no” ai soldi della camorra.

E’ riuscita a smascherare falsi benefattori che, attraverso “investimenti” anche cospicui nell’organizzazione, volevano ottenere consensi sociali. Erano in realtà personaggi discussi, forse legati alla “mala” napoletana e casertana, volevano sfruttare l’attività di aiuto ai bambini poveri da parte dell’asssociazione per rifarsi una verginità morale. Insomma: anche l’Unicef nel mirino della camorra.

 

Dottoressa Ciacci ci racconta come è riuscita a scoprire questi tentativi di finanziamento illecito, di riciclaggio occulto della malavita? “In realtà non lo considero un riciclaggio ma è certamente un nuovo metodo di “investimento” nel circuito legale da parte di personaggi malavitosi per cucirsi addosso un’immagine pubblica pulita. L’episodio più controverso mi è capitato quando un soggetto di Ercolano, dopo aver offerto molti soldi all’Unicef, mi ha invitato ad una manifestazione, voleva che io lo ringraziassi pubblicamente per il suo aiuto economico ai bambini poveri. Ho capito subito che c’era qualcosa che non andava, mi sono informata ed ho rifiutato. Mi è poi accaduto qualcosa di simile anche a Marano e in provincia di Caserta”.

La sua associazione deve stare sempre attenta, lei, in qualità di presente regionale e membro del direttivo nazionale, ha il compito di vigilare. E così?

“Sì. E’ bene che i falsi benefattori lo sappiano. Noi non accetteremo mai i soldi della mafia, mai soldi di dubbia provenienza. Le posso dire di più: anche alcuni politici cercano di sfruttare l’immagine pulita che si può ottenere da una campagna con l’Unicef per ottenere consensi sociali ed elettorali. Pensi che un ex assessore del Comune di Napoli un giorno fece uscire dei manifesti nei quali era immortalato con me, era un modo per farsi propaganda, li feci rimuovere”.

A Caserta lei è sempre in contatto con il comitato provinciale per coordinare gli aiuti e le iniziative per il Terzo Mondo.

“Sì, il contatto con i comitati provinciali è costante in tutta la regione. Sono 33 anni che operò in Campania, anche se sono di origine lombarda. Possio dire che, dal punto di vista professionale e privato, in questi 33 anni sono sempre stata libera, non ho mai accettato un solo compromesso, per me aiutare i bambini è una missione ma anche il dovere di tutti”.

A parte i tentativi (che sono rimasti tali) della camorra di “investire” i soldi in quest’attività così nobile, da cosa bisogna proteggere i nostri figli?

“La nostra è una regione particolare, Napoli e Caserta sono province che vivono situazioni delicate. E’ soprattutto qui che bisogna insegnare ai bambini di non accettare mai neppure un piccolo dono dagli sconosciuti davanti alle scuole. Perché è davanti alle scuole che bruti e pedofili si travestono da sedicenti persone perbene. Voglio concludere con un pensieri ai fatti che stanno avvenendo in Siria, bisogna fermare il massacro dei bambini, forse servirà un’azione di forza, ma bisogna bloccare subito le stragi di innocenti”.

Carlo Pascarella

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