In un’abitazione di Salerno sono stati recuperati due dipinti olio su tela del XVII secolo a forma ottagonale raffiguranti «Giale e Sisara» e «Giuditta e Oloferne», attribuiti a Pier Dandini asportati nel 1984 da una casa privata di Lucca. Le opere, poste in vendita presso una casa d’aste napoletana estranea all’illecito, sono state individuate dai militari del Reparto specializzato dell’Arma nel corso di controlli su siti web specializzati. Il mandante a vendere, un 47enne imprenditore salernitano, è stato denunciato per ricettazione. Non solo. Una scultura in terracotta attribuita a Agnolo di Polo, inizi del XVI secolo, rubata il 23 maggio 2004 a privato residente in Arezzo. Sempre dalla consultazione della Banca Dati dei beni culturali illecitamente sottratti, a seguito della verifica richiesta dall’ultimo possessore dell’opera, un 64enne professionista fiorentino risultato acquirente in buona fede, veniva recuperata una scultura in terracotta raffigurante «Madonna col Bambino», inizi XVI secolo, attribuita al Maestro Agnolo di Polo, scultore toscano di scuola verrocchiesca, opera pubblicata a pagina 109 del bollettino delle ricerche n. 26 edito dal comando generale dell’Arma dei Carabinieri. La scultura di Agnolo di Polo venne asportata il 23 maggio 2004 da una cappella privata di Arezzo. I proprietari denunciarono l’episodio ad una locale caserma della Guardia di Finanza che inviò la documentazione relativa al furto e la fotografia del bene asportato al Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale. Le indagini consentivano di appurare che negli anni a seguire l’opera, ricettata da pensionato residente a Roma denunciato, veniva commercializzata più volte in buona fede tra gli appassionati d’arte residenti in Toscana e nel Lazio.
Sei pagine miniate rubate invece da edifici di culto di Pistoia. I furti risalgono agli anni Novanta, quando furono asportati alcuni interi corali e antifonari insieme a numerose pagine strappate dalla rilegatura del volume a cui appartenevano. Le lunghe indagini che hanno portato al recupero dei beni sono state avviate nel 2010, quando alcune pagine miniate furono poste in vendita da case d’asta internazionali e in seguito individuate grazie alla comparazione con le fotografie presenti nella Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti, gestita dal Comando Tpc. In particolare, due miniature avevano già attraversato illecitamente diverse frontiere, anche extraeuropee, ed erano state infine «contrabbandate» negli Stati Uniti, dove si trovavano in vendita su un sito internet specializzato. Un’altra invece, esportata illecitamente ma fortunatamente rimasta in Europa, era stata rubata in analoghe circostanze da un malintenzionato che si era presumibilmente presentato in qualità di studioso. La miniatura era stata già riacquistata a un’asta straniera da un ignaro collezionista italiano il quale, una volta convocato dai carabinieri e messo al corrente della vicenda, non ha potuto fare altro che mostrare il suo rincrescimento consegnandola senza particolari opposizioni. All’attività d’indagine è seguito poi il necessario iter giudiziario, a sua volta compendiato dalle Commissioni Rogatorie Internazionali, strumento giuridico di cui si avvalgono le diverse autorità giudiziarie nazionali per poter svolgere i propri atti d’indagine all’estero. Solo dopo il raggiungimento di una definitiva pronuncia giurisdizionale si è potuto provvedere alla restituzione degli antichi manoscritti agli enti legittimati. Le pagine miniate barbaramente tagliate o, peggio, strappate dagli antichi corali, possono raggiungere sul mercato quotazioni di parecchie decine di migliaia di euro ciascuna, a seconda dell’epoca di realizzazione, del contesto storico-religioso, dell’abilità del miniatore e dell’eventuale presenza di decorazioni in oro, come era consuetudine in passato.