Il 17 giugno 1983 Enzo Tortora usciva ammanettato dall’hotel Plaza di Roma con l’accusa di essere un camorrista: quattro anni dopo sarà completamente assolto da ogni accusa, dopo un calvario che l’avrebbe minato profondamente nel corpo, nello spirito e nella reputazione. Una delle vicende più tragiche della giustizia italiana, oltre a un caso mediatico che ha fatto scuola. Oggi a quarant’anni esatti ai piedi dell’hotel di via del Corso, il ricordo dell’Unione delle Camere penali italiane e dalla Fondazione Enzo Tortora. Una ricorrenza che non è passata inosservata nemmeno al governo: “Venga istituita il 17 giugno – ha affermato il sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari – la Giornata della Memoria delle vittime di errori giudiziari, per onorare il ricordo di chi ha subito ingiustizie e ricordare a scettici e distratti che anche gli innocenti, purtroppo, vanno in galera”. E l’ex sindaco Francesco Rutelli, già radicale come lo stesso Tortora, stamane ha lanciato una proposta al Campidoglio: sulla piazza di fronte all’albergo “il Comune potrebbe mettere una targa che ricorda l’arresto di Tortora. Tante iscrizioni abbiamo per le vie di Roma che ricordano fatti importanti, possiamo metterne una anche qui”. E l’anniversario è stato ricordato anche a Bergamo, dove alla presenza della figlia Gaia, il sindaco Giorgio Gori ha intitolato ad Enzo Tortora i giardini di piazza Dante. “Quarant’anni fa in questo luogo – ha detto durante l’iniziativa pubblica a Roma il segretario dell’Unione camere penali Eriberto Rosso – veniva arrestato Enzo Tortora e veniva mostrato in manette dalle telecamere a tutta Italia. Noi siamo qui per ricordare quella tragica vicenda, una bruttissima pagina giudiziaria. Siamo qui con i protagonisti di quelle battaglie accanto a Tortora, a partire dalla sua compagna Francesca Scopelliti”. “Il 17 giugno del 1983 – ha sottolineato Scopelliti – da questo hotel Enzo Tortora usciva con le manette, con l’accusa di essere un camorrista, lui che era invece un uomo perbene. Un’accusa ingiusta, infamante, pesante quanto non sostenuta da nessun riscontro. Li è iniziata la sua avventura politica, perché a differenza di chi lo voleva camorrista si è fatto leader di una nobile battaglia per una giustizia giusta, non per se stesso ma per tutti”. “Provate a mettervi nei panni di un uomo innocente che nel cuore della notte viene arrestato e trasformato in un mostro – l’ha ricordato la leader di +Europa Emma Bonino – Dopo mesi di galera, di sofferenza, e dopo una battaglia politica con noi Radicali, con Marco Pannella, Tortora ebbe il riconoscimento della sua innocenza – ha detto ancora – ma l’atteggiamento colpevolista e giustizialista che lo colpì e che ancora oggi ha grande diffusione dimostra che siamo molto lontani da una concezione di giustizia giusta”. “Le manette di Tortora sono un grande monito per tutti. Tante persone comuni hanno passato simili drammi – il ricordo della responsabile Giustizia del Pd Debora Serracchiani – Per loro la giustizia non sia terreno di scontro”. “Quaranta anni dopo quella vergogna dell’arresto abbiamo perso solo tempo ma finalmente è arrivata una riforma concreta, equilibrata, corretta”. ha affermato Alfredo Antoniozzi, vice capogruppo FdI alla Camera. “Possiamo fare tutte le riforme che vogliamo – il commento però del deputato di Azione-Iv Enrico Costa – ma per voltare pagina una deve precederle tutte: anche il magistrato deve pagare quando sbaglia”.

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