Fabrizio Corona è stato condannato oggi per tentato furto in casa a Roma. È stata dunque confermata dalla Cassazione la condanna a un anno e dieci mesi nei confronti dell’ex fotografo Fabrizio Corona per concorso in tentato furto in un appartamento della capitale, in complicità con Nunzio Di Caprio, un ex carabiniere sospeso dal servizio. Il verdetto – sentenza 1368 – è stato depositato oggi dalla Quinta sezione penale della Suprema Corte e si riferisce all’udienza svoltasi lo scorso nove novembre. Il furto, spiegano gli ‘ermellini’, «è stato tentato in collaborazione con altre due persone, un ‘basista’, cognato» di uno dei coniugi residenti dell’appartamento preso di mira, e Alessandro P., giudicato separatamente. Corona e Di Caprio, prosegue il verdetto, «sono stati bloccati dalla polizia giudiziaria, prima di introdursi nell’appartamento obiettivo del piano criminoso, grazie alle intercettazioni telefoniche che erano in corso su una delle utenze cellulari di Alessandro P.». Il ‘colpo’ era stato sventato e non messo a segno in quanto un capitano dei carabinieri «si era posto al piano superiore rispetto a quello dove si trovava l’appartamento ‘bersagliò, proprio per monitorarne gli sviluppi, ed ha sentito i rumori metallici provenire dalla porta dell’abitazione, allertando a quel punto i colleghi di supporto via radio». «Ed è stato in quel momento – sottolineano gli ‘ermellinì – che Corona e Di Caprio, allarmati probabilmente dal rumore, benchè minimo, hanno deciso di interrompere l’azione criminosa». Senza successo, la difesa dei due imputati ha sostenuto «la volontaria, libera scelta di desistere dal reato» in quanto si erano resi conto «di non avere gli strumenti adatti ad aprire la porta dell’appartamento ed hanno deciso di interrompere la loro azione» e pertanto «sarebbe al più ipotizzabile» il meno grave reato di «violazione di domicilio». La Cassazione ha invece confermato le condanne per concorso in tentato furto emesse dalla Corte di Appello di Roma il dieci ottobre 2019 ritenendo che non vi fu ‘desistenzà volontaria e che il tentativo di rubare nell’appartamento venne interrotto «dalla polizia giudiziaria». Il ricorso delle difese è stato dichiarato inammissibile, con condanna a versare tremila euro alla Cassa delle ammende.